La vettura toccò con la ruota anteriore sinistra uno spigolo della pedana del ciclomotore e Voccia rovinò a terra, riportando danni alla cervicale e alla carotide. Era il 9 maggio. Il ferito fu portato all’ospedale di San Severino e da qui dimesso tre giorni dopo. In primo grado la dottoressa che firmò quella dimissioni era stata condannata a sei mesi di reclusione. Ieri, in appello è stata assolta mentre è stato condannato un altro medico che era in servizio al Pronto soccorso del Ruggi d’Aragona quando Voccia vi arrivò il 15 maggio continuando a lamentare malesseri.
Il medico condannato in Appello non riscontrò elementi che rendevano necessario il ricovero, ma invitò il paziente a tornare nei giorni successivi per sottoporsi ad alcuni accertamenti. In quel momento, si legge nel capo d’imputazione, «il quadro cerebrale non era ancora compromesso», e l’ictus che ha poi ucciso Voccia poteva forse essere evitato. Quando tre giorni dopo il paziente tornò nell’ospedale di via San Leonardo le sue condizioni erano invece già gravi, e il 23 maggio morì in reparto.
Lo scrive il quotidiano La Città oggi in edicola
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