A Santa Maria degli Angeli, centralissima parrocchia nel cuore di Napoli, c’è voglia di normalità dopo la sospensione temporanea del parroco decisa ieri dal cardinale Crescenzio Sepe in attesa che il processo canonico ne stabilisca le eventuali responsabilità.
Tutto nasce da una denuncia anonima su un giro di festini gay e su una chat riservata utilizzata da alcuni religiosi per combinare incontri a base di sesso. Tesi confermate dalla testimonianza resa al ‘Mattino’ da uno dei partecipanti ai presunti festini, un ventottenne, per il quale sarebbero diversi i sacerdoti coinvolti negli incontri a pagamento. E da messaggi salvati e finiti sul tavolo del cardinale nel mese di gennaio.
Da oggi la comunità di Santa Maria degli Angeli prova a voltare pagina e a lasciarsi alle spalle le polemiche e i fari dei media. Poco prima delle 10, è arrivato l’amministratore designato dalla Curia per gestire la parrocchia fino a quando non si farà chiarezza. E’ il decano della zona, don Giuseppe Carmelo, parroco di Santa Lucia a Mare. Primo impegno la messa delle 11. Nessun accenno a quanto accaduto. “Ho trovato una comunità disorientata – dice all’ANSA – ma bisogna avere fede e pregare, evitando di dare giudizi affrettati e invocando la misericordia di Dio”. Per don Giuseppe si tratta di un ritorno, dato che era già stato amministratore della basilica per un breve periodo negli anni scorsi. “Mi conoscono già”. Il parroco sospeso, intanto, ha incassato la solidarietà dei parroci del Decanato, una ventina.
Riunitisi ieri mattina, hanno deciso di rivedersi a breve proprio nella parrocchia di Santa Maria degli Angeli per manifestare la loro vicinanza al sacerdote. Un’idea resa impraticabile dalla successiva decisione del cardinale, arrivata nel pomeriggio, di allontanare il parroco dalla sua chiesa. Tra i fedeli intanto il dibattito è sempre aperto. Prevale l’incredulità. “Non ci credo – spiega uno di loro uscendo dalla messa – metterei le mani sul fuoco sulla sua estraneità. Un uomo umile, schivo, defilato. Uno che si ritrae dinanzi alle eccessive manifestazioni di affetto e che non accetta compromessi.
Forse ha dato fastidio a qualcuno”. C’e’ chi si spinge ad evocare il ‘caso Tortora’ immaginando una macchina del fango messa in moto ad arte nei confronti di un innocente, forse per beghe interne alla Chiesa, e chi si limita a bollare il tutto come “una brutta storia”. Una signora tiene a precisare che i suoi nipotini continuano a frequentare la catechesi e invita a non fare confusione “tra casi di omosessualità tra adulti consenzienti e pedofilia”. “Fino a prova contraria è una persona perbene – conclude un fedele – ma ormai è stato infangato per sempre”. (Fonte ANSA).