Site icon Salernonotizie.it

Indagine Confcommercio: a Salerno chiudono negozi al dettagio del centro

Stampa
In otto anni a Salerno hanno chiuso ben 393 attività. E’ il dato che emerge dalla Confcommercio Nazionale sull’evoluzione del commercio nella città dal 2008 ad oggi: numeri in tabella dettagliati e divisione tra esercizi commerciali nel centro storico e altri quartieri. Si tratta di una indagine sulla “Demografia d’Impresa nei centri storici italiani” effettuata prendendo in esame 40 comuni di medie dimensioni, capoluoghi di provincia tra cui Salerno (escluse le grandi città come Milano, Roma e Napoli), con la distinzione tra Centri Storici e Non Centri Storici e 13 categorie distributive (non specializzati, alimentari, tabacchi, carburati, computer e telefonia, mobili, ferramenta, libri e giocattoli, vestiario e tessili, farmacie, ambulanti, altro commercio, alloggio, bar e ristoranti).

Il primo dato che emerge dall’analisi è che le città italiane perdono negozi in sede fissa un po’ più rapidamente rispetto al resto del paese. Una tendenza solo in parte attenuata dalla crescita del numero di ambulanti, alberghi, bar e ristoranti.




Il secondo dato è che, andando ad analizzare le dinamiche distinguendo tra Centri Storici e Non Centri Storici di queste città, nei primi il tasso di riduzione dei negozi in sede fissa è sensibilmente più elevato rispetto alle periferie (rispettivamente -14,9% e -12,4%). In particolare, nei centri storici si registra una riduzione di tutte le tipologie distributive – soprattutto libri, giocattoli e abbigliamento – e una vera e propria sparizione dei benzinai (-27%); crescono solo le farmacie e i negozi di telefonia e Ict domestico (computer, ecc.).

DI SEGUITO I DATI RELATIVI A SALERNO

“I dati forniti dal nostro Ufficio Studi, ha dichiarato il Presidente della Confcommercio Provincia di Salerno, Avv. Nino Marone – sono ancora purtroppo contrassegnati dal segno meno, con un costante decremento di attività al dettaglio, sia nei Centri Storici che al di fuori di essi. Tale dato non può preoccupare poichè sottolinea, nei numeri, il processo di costante desertificazione della piccola impresa commerciale, quella di fatto più colpita da una liberalizzazione trasformatasi in libertinaggio, se a questo andiamo ad aggiungere la crisi enorme che vivono i Centri Commerciali artificiali ed i sistemi di Grande Distribuzione, il disastro è completo. E’ di pochi giorni fa – continua Marona – la notizia dell’avvio delle procedure di licenziamento e relativa chiusura di Carrefour a Pontecagnano. Altri lavoratori privati di reddito dopo i disastri generati da queste forme distributive”.

LA SITUAZIONE GENERALE. A livello geografico emerge la crescita al Sud delle attività legate al turismo (bar, ristoranti e alberghi) ma soprattutto un vero e proprio boom del commercio ambulante che dal 2008 ad oggi ha registrato in quest’area un incremento del numero di attività pari all’85,6% (a Palermo sono quasi quadruplicate, a Lecce e Foggia raddoppiate, a Catania sono cresciute del 50%). Tra le determinanti della desertificazione commerciale dei centri storici, oltre alle dinamiche demografiche (come l’età media della popolazione e la densità abitativa) e al calo dei consumi, il fenomeno può essere ricondotto prevalentemente ai canoni di affitto del centro più elevati rispetto a quelli delle periferie.

Exit mobile version