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Assenteisti Ospedali: per De Luca “Il rimedio sono le impronte digitali”

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Non più il badge ma il rilevamento delle impronte digitali per registrare le presenze e scongiurare il fenomeno dei “furbetti del cartellino”: è la proposta (realizzata già nel Ruggi d’Aragona di Salerno) lanciata dal presidente della Giunta regionale della Campania, Vincenzo De Luca, che ha incassato anche il via libera del ministro per la Pubblica Amministrazione, Marianna Madia.
“Deciderà il presidente nella sua autonomia, valuterà nella sua Regione”, ha detto il ministro secondo il quale “bisogna essere molto rigorosi”, però senza arrivare “a uno Stato di polizia”. Venerdì scorso, a Napoli, si è scritta un’altra pagina nera sull’assenteismo nella pubblica amministrazione: i carabinieri del Nas hanno arrestato 55 dipendenti dell’ospedale Loreto Mare, tra medici, infermieri, operatori sociosanitari, tecnici e amministrativi che invece di lavorare andavano a giocare a tennis o a fare lo chef. “Un atto di farabuttismo”, secondo De Luca.
Il governatore ha chiesto ai direttori generali di Asl e ospedali di verificare la possibilità di siglare un’intesa finalizzata ai controlli, con il Nas, e di valutare l’opportunità di incaricare più funzionari per le verifiche delle presenze. Una vicenda che oggi ha fatto scendere in piazza, davanti al nosocomio, un gruppo di infermieri e operatori sanitari ‘migranti’ che rivendicano attenzione per le loro storie di sacrifici e sofferenze fuori regione.
Oggi, intanto, nel Palazzo di Giustizia, c’è stata la seconda tranche degli interrogatori di garanzia: la maggior parte dei convocati, così come avvenuto sabato, si è avvalsa della facoltà di non rispondere. Uno scenario inquietante quello nel quale si muovono gli investigatori: secondo ‘Il Mattino’, i carabinieri sono al lavoro su un altro filone di indagine che riguarderebbe falsi incidenti stradali ai danni delle compagnie assicurative mediante l’utilizzazione di tac e documenti medici.
Così come disposto dal giudice anche oggi gli assenteisti arrestati (50 su 55) si sono recati al lavoro in ospedale: davanti al nosocomio di via Marina hanno trovato la protesta degli infermieri del Movimento Campano, inscenata, come detto, per chiedere il loro licenziamento e la possibilità di lavorare in città invece che fuori regione.
“Siamo vincitori di concorso in altre regioni perché qui non ne bandiscono – ha raccontato una dei manifestanti – Lavoriamo altrove, chiediamo il loro licenziamento e lo scorrimento delle graduatorie di mobilità”. I manifestanti hanno esposto uno striscione con la scritta: “Lottiamo per la legalità, i diritti e la buona sanità, uniti si può”. “Non c’è giustificazione al loro comportamento dettato dalla furbizia – aggiunge un altro dei manifestanti – Nessuna attenuante. Pena esemplare, ossia il licenziamento senza possibilità di reintegro”. In ospedale i dipendenti non hanno voglia di parlare.
Tra i pazienti e le loro famiglie, invece, prevale l’indignazione: “Ci sono tante persone che vogliono lavorare e un lavoro non ce l’hanno – dice una signora che è andata a trovare il marito – e loro che un lavoro ce l’hanno, hanno uno stipendio, si comportano in questa maniera difficile da comprendere”.
“Bisogna lasciare spazio ai giovani – racconta uno dei pazienti – hanno voglia di lavorare, sono bravi, hanno studiato e ora si potrebbe approfittare di questa situazione per vedere i giovani entrare negli ospedale al posto di questi furbetti, come sono stai chiamati”. Il Codacons, infine, ha lanciato un’azione risarcitoria collettiva attraverso un esposto alla Procura di Napoli, per verificare, tra l’altro, se le assenze ingiustificate abbiano prodotto danni fisici ai pazienti.
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