IL CORDOGLIO DELLA SALERNITANA. L’U.S. Salernitana 1919, la Proprietà, i dirigenti, i giocatori, lo staff e la Salerno sportiva tutta si stringono attorno al dolore che ha colpito la famiglia Alberti per la scomparsa del caro Enrico, difensore granata negli anni ’60 ed ex direttore sportivo della Salernitana.
CHI ERA ALBERTI. Enrico Alberti, nato a Bergamo il 29 gennaio del 1944, aveva 73 anni. Lascia la moglie Drusiana e due figli, Alessandro agente Fifa, e Mario. Da calciatore, Alberti iniziò nelle giovanili del Milan con Liedholm allenatore come centrocampista, e poi si trasformò in libero.
Disputò il primo campionato in serie C nel 63-64 con il Chieti di Tom Rosati che sfiorò la promozione in B, persa all’ultima giornata. Con lo stesso Rosati, due anni dopo (campionato 1965-66), conquistò la serie cadetta con la maglia della Salernitana. Era la squadra di Piccoli, Prati, Cominato, Rosati, Scarnicci, Sestili ecc…A Salerno tra il 1965 e il 1968, ha disputato 93 partite ufficiali.
Da Direttore Sportivo, dopo gli esordi a Treviso dove in panchina c’era Gigi Radice, (il calcio che proponeva era ultramoderno per quei tempi, come avrebbero poi scoperto tutti quando vinse lo scudetto col Torino di Sala, Pulici e Graziani) fu il protagonista delle straordinarie stagioni della serie A con Galeone durante la presidenza Scibilia. Costruì, assieme al tecnico friulano, la squadra che centrò la promozione in serie A nell’87, e nella successiva sessione di mercato centrò il più importante acquisto del calciomercato del Pescara, quello di Leo Junior. Si stabilì in città dove rimase anche quando interruppe la sua collaborazione con il Pescara. Prima di Pescare fu Ds anche della Salernitana nel 1984.
Tornò al Vestuti da dirigente nell’estate del 1988, quella dell’arrivo a Salerno di Agostino Di Bartolomei che fu contattato dall’allora patron Soglia prima dell’ingaggio come ds proprio di Alberti, che portò in granata i vari Della Pietra, Pecoraro (un ritorno), Zennaro, Romiti e il tecnico Carlo Soldo. Poi fu DS del Venezia, ma il feeling con Zamparini ed il tecnico Catuzzi non fu mai rosero. Aveva preso Lombardo dal Pergocrema (che poi andò alla Sampdoria dove vinse lo scudetto con Vialli e Mancini) ma il patron veneto non volle riscattarlo.
Approdò al Bari dove per 15 anni collaborò con la famiglia Matarrese e con Carlo Regalia. Fu un periodo importante per il Bari che viaggiava tra serie A e B. Nella città pugliese arrivarono calciatori come Enninaya, Annoni, Gautieri, Protti, Ventola, Amoruso, Joao Paulo e poi la felice scoperta di un certo Antonio Cassano.
Nella storia del calcio pescarese resterà legato anche all’episodio di Arezzo, nella stagione della promozione in A, quando alla penultima di campionato, i tifosi del Pescara bersagliato dai torti dell’arbitro Mattei, stavano per mettere in atto un’invasione di campo. Fu Alberti, scattato dalla panchina ad evitare il peggio, a convincere i tifosi e a riportare la calma. Tre minuti dopo giunse il gol di Benini, fondamentale per il ritorno in A dei biancazzurri.