Il ritrovamento è stato effettuato da Pierpaolo Irpino e Vincenzo Pellegrino. I loro metal detector hanno rilevato la presenza di metallo nel terreno. Ad un primo sondaggio sono apparsi dei proiettili e delle fibbie in dotazione all’esercito inglese. La zona che sovrasta la città di Salerno durante la seconda guerra mondiale fu soprannominata dai britannici “Pimple Hill”. Essa era stata pesantemente fortificata dalle truppe della Wehrmacht per contrastare l’avanzata degli Alleati nell’interno dopo lo sbarco a Salerno. Per la conquista di tale postazione i commandos inglesi, guidati dal duca di Wellington persero numerosi uomini durante vari assalti. Lo stesso Henry Valerian George Wellesley cadde mortalmente ferito il 16 settembre del 1943.
Evidentemente i resti umani appartengono ai commandos inglesi oppure alle altre truppe britanniche che presero parte alla battaglia. Il rinvenimento delle poche ossa è stato effettuato a pochi metri di distanza l’uno dall’altro. I volontari di Salerno 1943 presumono che possa trattarsi di due soldati ma potrebbe anche essere che si tratta di un solo caduto dilaniato da un’esplosione che avrebbe sparso i brandelli del corpo in una vasta area.
I ricercatori, com’è loro consuetudine, hanno immediatamente sospeso le ricerche e allertato le forze di Polizia che hanno provveduto ad inviare una pattuglia per i rilievi del caso. Com’è già accaduto per Ronald George Blackham delle Coldstream Guards e il suo commilitone non ancora identificato ritrovati il 20 febbraio del 2014 sulle colline di Capezzano, non è stato rinvenuto alcun piastrino di identificazione. Le truppe inglesi usavano piastrini di cuoio pressato. Evidentemente essi si sono decomposti dopo tanti anni di permanenza nel terreno.
L’associazione ha provveduto anche ad informare Sue Raftree, il responsabile del Casualty Centre Commemorations Team, l’ufficio del Ministero della Difesa inglese con il quale Salerno 1943 collabora. Detto ufficio si occupa del riconoscimento dei militari britannici dispersi in guerra. E’ speranza dei ricercatori salernitani che le analisi del DNA possano anche in questo caso contribuire all’identificazione delle misere spoglie ritrovate. Per rispettare le richieste del Casualty Centre e per non traumatizzare ulteriormente eventuali familiari che dovesse essere possibile rintracciare, l’associazione Salerno 1943 ha scelto di non rendere pubbliche le foto dei resti umani. Se verrà confermato dalle analisi, con il ritrovamento odierno sale a 8 il numero di soldati ritrovati sul campo di battaglia dal sodalizio salernitano.
qualcuno mi spiega che foto ci possono essere, in grado di rendere possibile l’identificazione di un corpo rimasto nella terra per 70 anni da parte di ipotetici familiari (in Inghilterra poi)??
per Ugo: se un futuro i resti venissero identificati con il DNA, un ipotetico familiare, cercando su internet notizie del ritrovamento, potrebbe imbattersi nelle foto. Una foto messa in rete rimane in giro per sempre; in un’epoca in cui le persone inondano internet di immagini della loro vita, anche le più intime, mi sembra un’accortezza di rara sensibilità.
Stima ed ammirazione per i ragazzi volontari dell’associazione Salerno 1943.
Un grande atto di umanità cercare di restituire le spoglie di questi giovani militi, dalle vite spezzate nel fiore degli anni, ai proprio cari… i quali hanno atteso invano il loro ritorno e che per 70 anni non hanno avuto neanche un luogo dove poterne commemorare la memoria.
Profondo rispetto per ciò che fate.
Grazie e continuate così!