Questi i principali motivi della protesta degli avvocati penalisti: la prassi dell’immediata diffusione delle immagini degli arresti più clamorosi, l’eccessiva pubblicizzazione dell’azione delle procure e la diffusione incontrollata degli atti delle indagini preliminari, che realizzano “una inedita azione di imprinting mediatico … che condiziona ogni successiva fase del processo, fino ad intaccare irrimediabilmente la stessa verginità cognitiva del giudicante”; l’utilizzo dissennato ed irrazionale delle risorse umane ed economiche nel settore giudiziario, che ha condotto negli anni ad una “situazione degli uffici giudiziari assolutamente inaccettabile perché ridotti ad una gravissima inefficienza non consona ad un paese europeo”; la necessità di nuove regole ordinamentali che tengano separate le funzioni giudicanti da quelle requirenti, con ciò ponendo le basi della terzietà della magistratura e della sua piena indipendenza, interna ed esterna.
L’uso distorto della tecnologia nel processo penale, impiegata non per realizzare la smaterializzazione dei fascicoli processuali (utile ad una rapida ed economica fruizione della conoscenza processuale), ma per potenziare l’uso indiscriminato del “processo a distanza”, con conseguente effetto di “smaterializzazione dell’imputato”.
Fonte Le Cronache oggi in edicola
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