L’emendamento prevede anche un periodo transitorio – fino al 31 dicembre 2017 – in cui si potrà continuare ad utilizzare i buoni lavoro già acquistati. Il governo, nel cdm di domani, dovrebbe tradurre in decreto questa decisione della Commissione, di conseguenza dall’entrata in vigore dello stesso i buoni lavoro non potranno più essere venduti.
La maggioranza parlamentare alla fine ha scelto la soluzione più drastica per affrontare la questione dei buoni lavoro e di fatto disinnescare il referendum promosso dalla Cgil. “Oggi voteremo per l’abrogazione totale dei voucher”, aveva spiegato Patrizia Maestri (Pd), relatrice della proposta di legge.
“Ci sarà un periodo di transizione fino al 31 dicembre 2017 per permettere di utilizzarli a chi li ha già acquistati”, ha continuato Maestri sottolineando che l’abrogazione “va bene, è un risultato inatteso ma positivo, speriamo però che il governo non li faccia poi rientrare sotto altre forme”, ha concluso.
“Noi – ha spiegato la deputata Pd – saremmo stati favorevoli a mantenere i voucher per le famiglie, ma a seguito del confronto con il governo andremo verso l’abrogazione”. Il Consiglio dei Ministri dovrebbe quindi adottare il relativo decreto. “Chiediamo – conclude Maestri – che si tenga conto anche del tema appalti”, su cui pende l’altro referendum voluto della Cgil”
La soluzione adottata oggi dovrebbe confluire in un decreto che il governo sarebbe pronto a votare già domani. Il decreto dovrebbe comprendere anche norme che ristabiliscano il principio della solidarietà tra committente, appaltatore e subappaltatore rispetto alle prerogative dei lavoratori, sterilizzando di fatto anche il secondo dei quesiti referendari proposto dalla Cgil.
Lo stesso esecutivo inizialmente aveva espresso al volontà di compiere un intervento di correzione, seppur significativo, lasciando comunque in vigore i buoni, ma negli ultimi giorni si è fatta strada la linea più dura, caldeggiata probabilmente anche dall’ex presidente del Consiglio Renzi, preoccupato delle possibili ripercussioni politiche di un eventuale insuccesso al referendum, fissato martedì per il 28 maggio.
Prima della decisione odierna, già si registravano le reazioni proccupate del mondo delle imprese. “Cancellare i voucher sarebbe un grave errore. Il governo non ceda a pressioni ingiustificate”, aveva detto il vicepresidente di Confindustria, Maurizio Stirpe. “Sarebbe un errore clamoroso, i voucher pesano per lo 0,19% del totale delle ore lavorate. Meglio proseguire con la tracciabilità aumentando l’area dei controlli sugli abusi”. Toni simili dal presidente Vincenzo Boccia: “Se proprio si deve fare, si faccia il referendum”, ha detto. “Smontare una cosa senza dibattito non ci sembra la strada giusta”.
“È la fine dei voucher. È la lotta di tutti contro tutti. Il Governo li ha sacrificati alla lotta politica senza pensare ai lavoratori e mettendo in grave difficoltà le aziende, che da sempre li utilizzano solo in contesti occasionali. Con i problemi che abbiamo di burocrazia, lentezza, evasione fiscale l’eliminazione dei voucher è l’ennesimo passo indietro che il nostro Paese compie” attacca Mario Resca, presidente Confimprese.
“I voucher hanno permesso negli ultimi anni di crisi a molte famiglie di incrementare il proprio reddito in modo trasparente e se, come sostengono i sindacati, rappresentano l’ultimo gradino prima della precarietà, la loro eliminazione comporterà il ritorno al nero”
“Le modifiche ai voucher che si sentono in questi giorni non ci trovano assolutamente d’accordo”, rileva invece con una nota Fida – Federazione Italiana Dettaglianti dell’Alimentazione di Confcommercio-Imprese per l’Italia. “Tant’è che piuttosto di una modifica fatta in questa maniera, assolutamente demagogica, preferiamo la consultazione referendaria: siamo certi che gli italiani partorirebbero una soluzione meno catastrofica di quella proposta”.
Divisi i sindacati. “Il sistema dei voucher va cambiato, non abolito, si è abusato dei buoni lavoro, devono essere tolti dall’industria, dall’edilizia e dall’agricoltura, ma sono un modo per fare emergere il lavoro nero nei servizi alla famiglia. Credo che si debba tornare alla Legge Biagi”ì, ha commentato la segretaria della Cisl Annamaria Furlan.
“Se si va verso l’abrogazione dei voucher è quello che chiedevamo”, è “l’obiettivo che volevamo raggiungere”, quindi “vuol dire che abbiamo fatto proprio bene a raccogliere le firme e a fare il referendum”, ha detto invece Maurizio Landin
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