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Salerno: nessuna mamma ha abbandonato il figlio dopo il parto

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“Al momento, per fortuna, nessuna donna ha posato il proprio bambino nella ‘culla per la vita’” riferiscono dal Ruggi di Salerno. Un fatto positivo perché nessuna madre ha, quindi, partorito fuori dall’Ospedale, senza essere seguita da una equipe medica, affrontando da sola il travaglio e, poi, la scelta di abbandonare il proprio bambino.

A scriverlo il quotidiano Le Cronache oggi in edicola.

Tanti i casi di cronaca in cui donne disperate hanno buttato i propri figli nel cassonetto di una spazzatura, spesso causando l’infausta morte del neonato. Da un mese è presente all’Ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi D’Aragona la culla per la vita: una versione moderna e tecnologicamente avanzata della medievale ‘ruota degli esposti’. La prima “ruota degli esposti” comparve alla fine del XII secolo in Francia. Dopo poco, apparve la prima ruota anche in Italia, presso l’ospedale di Santo Spirito a Roma. Era presente usualmente vicino ai conventi.

Le donne in stato di gravidanza indesiderata venivano nascoste per tutto il periodo della gestazione dalle proprie famiglie. Una volta nato il bambino lo si lasciava dinanzi ai conventi, deponendolo nella ‘ruota’, tirando una campanella, per avvertire le sorelle della presenza di un neonato.

Per sette secoli e mezzo questo semplice congegno aveva salvato migliaia di bambini, svolgendo una importante opera sociale e assistenziale. Verso la fine dell’ottocento si sviluppò un movimento di pensiero contrario all’esistenza delle ‘ruote degli esposti’ e furono ufficialmente soppresse nel 1923.

Dal 1992, invece, si è cominciato a riparlare della ‘ruota’ grazie all’opera del dott. Giuseppe Garrone. Scosso dai numerosi abbandoni di neonati il dottor Garrone si fece promotore della riapertura di una nuova edizione, più tecnologica e strutturata, dell’antica ruota degli esposti: l’attuale ‘culla per la vita’.

Si tratta di una struttura concepita appositamente per permettere di lasciare, totalmente protetti, i neonati da parte delle mamme in difficoltà nel pieno rispetto della sicurezza del bambino e della privacy di chi lo deposita.

Nell’ospedale della nostra città è stato predisposto un percorso, indicato da alcune frecce, per tutelare il completo anonimato della madre evitando di incorrere nelle telecamere. Si arriva, dunque, in una stanzetta dov’è presente una culletta termica, dove si può posare il bambino. Sono presenti dei sensori e delle telecamere a circuito chiuso dirette unicamente verso la culla: in questo modo si allerta il reparto della presenza del neonato.

Non ci si rivolge con questa iniziativa tanto a ragazze italiane quanto a giovani extracomunitarie in difficoltà. In ospedale, sia che tu sia italiana o straniera, si può partorire in modo anonimo, non riconoscere il bambino permettendogli, successivamente, di essere accolto da una famiglia in adozione. Purtroppo, però, le donne straniere hanno paura di un’eventuale segnalazione del proprio nominativo, non consapevoli delle norme poste a loro tutela. La culla per la vita apre, in questi casi, moltissime possibilità importanti per queste donne e, soprattutto, per i neonati.

La culla per la vita è un’estrema possibilità di accoglienza e di vita necessaria ad evitare un estremo gesto di rifiuto, di quelli che, purtroppo spesso, hanno riempito le pagine dei giornali. La ‘culla per la vita’ presente al Ruggi è la seconda in Campania. Un segnale, sicuramente, molto importante per le donne.

Fonte Le Cronache

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