Il libro racconta la storia vera e drammatica di Meriam Ibrahim Ishag, una giovane donna sudanese di religione cristiana arrestata da un tribunale di Karthoum dopo una denuncia per apostasia. Incarcerata incinta con il figlio piccolo, Meriam sopporta le condizioni durissime del carcere per finire condannata a 100 frustate con l’accusa di adulterio per aver spostato un cristiano. Una storia di ordinaria violenza ai danni di giovani donne, spesso addirittura bambine, vittime della sharia.
Denunciata per apostasia
Incarcerata con il suo bambino
Condannata a cento frustate
e alla morte per impiccagione…
Una testimonianza di tenacia,
fede e amore che squarcia
le tenebre del fanatismo
Il suo caso ha tenuto milioni di persone con il fiato sospeso. Meriam Ibrahim Ishag, una giovane sudanese di religione cristiana, è stata arrestata da un tribunale di Karthoum dopo che un parente – un perfetto sconosciuto – l’aveva denunciata per apostasia. Incarcerata incinta con il figlio piccolo, in condizioni durissime, all’ottavo mese di gravidanza è stata condannata a cento frustate con l’accusa di adulterio per aver sposato un cristiano e alla morte per impiccagione per aver rifiutato di abiurare. In catene, Meriam ha dato alla luce sua figlia. Anche per quella bambina non ha abbassato lo sguardo. Anche per lei non ha smesso di lottare. E con lei ha lottato Antonella Napoli, la giornalista italiana che ha promosso la campagna per portare il caso all’attenzione del mondo. Ora racconta la sua storia. Una storia che non è solo la sua. Perché ci sono troppe bambine, ragazze, donne vittime della sharia, troppe Meriam, Malala, Hina, Sanaa, Asia, Sakineh. Oggi più che mai
Antonella Napoli Giornalista e scrittrice, collaboratrice di Vanity Fair, Limes e L’Huffington Post. Presidente dell’associazione “Italians for Darfur Onlus”, si occupa da anni di diritti umani, promuovendo campagne, eventi e iniziative istituzionali. È coordinatore per l’Italia della campagna internazionale Sudan 365. Unica giornalista italiana a raccogliere in Sudan le testimonianze delle donne vittime di stupro, utilizzato come arma di guerra, autrice del reportage Andata e ritorno dall’inferno del Darfur, ha ricevuto la Medaglia di Rappresentanza della Presidenza della Repubblica.
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