La vicenda risale a due anni fa. Inizialmente risultava indagata la ginecologa del Ruggi che sottopose la gestante ai test di Coombs, per verificare se fosse in corso una isoimmunizzazione (poi individuata come causa dell’anemia) e a concludere per l’assenza di fattore di rischio.
Successivamente le indagini hanno portato al coinvolgimento anche di un altro medico che aveva seguito la donna e del laboratorio di analisi in cui erano stati eseguiti i test.
Nel caso in specie la mamma era considerata soggetto a rischio ed era per questo monitorata con esami specifici. Il primo avrebbe dato un esito positivo, facendo alzare la soglia di attenzione, ma nei tre successivi il riscontro risultava negativo – come scrive La Città -. Per gli inquirenti potrebbe trattarsi di un errore diagnostico, che comunque non esonerava i medici da ulteriori verifiche e accertamenti.