La donna che da oltre un anno e mezzo vive su una sedia a rotelle, paralizzata da un’ischemia che forse poteva essere evitata chiede giustizia
Due anni fa la signora arrivò in ospedale con un’aneurisma cerebrale. In sala operatoria il clipper che doveva bloccare l’aneurisma sarebbe stato collocato in un punto sbagliato, leggermente più in basso, con il risultato di arrecare più danni che benefici.
Nelle successive 48 ore le sue condizioni sono andate peggiorando, finché i medici non hanno deciso di operarla di nuovo. Dopo tredici giorni di terapia intensiva e un mese di ricovero al ritiro della cartella clinica la donna ha notato l’anomalia e presentato la denuncia ritenendo che quel secondo intervento, a due giorni dal primo, fosse il rimedio a un errore
Anche chi scrive è vittima di un errore chirurgico, infatti, nell’anno 2008 mi fu impiantato una protesi totale al ginocchi destro, il “sapiente chirurgo”, ex amico di famiglia da oltre 1/2 secolo, mi ha reciso in NERVO SCIATICO, per cui, sono costretto a deambulare con l’aiuto di un bastone ( PRATICAMENTE SONO ZOPPO), la sua esclusiva responsabilità è stata accertata da una consulenza MEDICO/LEGALE, ma, la cosa che mi ha più SCONVOLTO è che il ridetto “SAPIENTONE” NON HA AVUTO UN MINIMO DI SENSO CIVICO NEL RISCONTRARE UNA MIA RACCOMANDATA PERSONALE, NONOSTANTE HA PRONUNCIATO (se lo ha pronunciato) IL GIURAMENTO di IPPOCRATE.