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Il ‘reddito di inclusione’ è legge. Sussidio per persone povere (di Luca De Franciscis)

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Il Governo avrà sei mesi di tempo per realizzare quanto disposto dalla recente Legge n. 33/2017, per contrastare la povertà e, quindi, occuparsi ad aiutare chi vive in stato di necessità accertata. Dovrà provvedere al riordino delle prestazioni e al sistema degli interventi e dei servizi sociali.

La delega è contenuta nella Legge 15 marzo 2017, n. 33 entrata in vigore il 25-03-2017.

È interessante leggere l’inizio dell’art. 1 che di seguito si riporta: “Al fine di contribuire a rimuovere gli ostacoli economici e sociali che limitano la libertà e l’eguaglianza dei cittadini e il pieno sviluppo della persona, di contrastare la povertà e l’esclusione sociale e di ampliare le protezioni fornite dal sistema delle politiche sociali per renderlo più adeguato rispetto ai bisogni emergenti e più equo e omogeneo nell’accesso alle prestazioni, in attuazione dell’articolo 3 della Costituzione e nel rispetto dei principi della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, il Governo è delegato ad adottare, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge uno o più decreti legislativi recanti…(omissis)”.

Il Ministro Giuliano Paoletti ha affermato, che con la nuova normativa si compie un passo storico nel nostro Paese che si dota di uno strumento nazionale e strutturale di contrasto alla povertà.

Si chiamerà Reddito di inclusione (REI) e consentirà di introdurre progressivamente una misura universale fondata sull’esistenza di una condizione di bisogno economico e non più sull’appartenenza a particolari categorie (anziani, disoccupati, disabili, genitori soli ecc.)

Si conferma il cambiamento radicale di orientamento della lotta alla povertà e all’esclusione sociale, attraverso il quale il Governo intende sostituire una serie di misure frammentarie e scoordinate con un quadro d’intervento unitario, fondato su una misura finalizzata a sostenere l’attivazione dei cittadini su percorsi personalizzati di emersione dello stato di bisogno.

Il Reddito di inclusione rappresenterà il pilastro fondamentale del Piano nazionale per la lotta alla povertà e colma un vuoto annoso nel sistema italiano di protezione degli individui a basso reddito, che ci vedeva come l’unico Paese, insieme alla Grecia, privo di una misura strutturale di contrasto alla povertà.

Il Ministro Paoletti spiega, ancora, che il reddito di inclusione è il segno di un nuovo approccio alle politiche sociali, fondandosi sul principio dell’inclusione attiva, ovvero sul vincolo di affiancare al sussidio economico misure di accompagnamento capaci di promuovere il reinserimento nella società e nel mondo del lavoro di coloro che ne sono esclusi. Sarà determinante il ruolo dei Centri di impiego che avranno il compito, tra l’altro, di favorire il collocamento al lavoro delle persone più deboli.

La delega al Governo prevede anche la razionalizzazione delle varie prestazioni sociali e il rafforzamento del coordinamento dei servizi sociali, per garantire in tutta Italia il raggiungimento di standard di qualità nei servizi. Si tratta di aspetti imprescindibili del Piano che servono a dare efficacia agli interventi di sostegno e di accompagnamento delle persone più fragili.

Quando si parla si fare qualcosa per i poveri e di dare un sostegno a chi vive in stato di povertà, non si può fare a meno che esserne soddisfatti.

Da cittadini di questo Stato possiamo ritenere buono e soddisfacente quanto riferito dal Ministro Paoletti e ricordare che la Carta Costituzionale all’art. 2 sancisce: “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”.

E all’art. 3: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e la uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

Potremmo continuare con l’art. 32 in merito alla “tutela della salute” ma non è necessario perché chi vive da povero fa a meno di tante e tante cose che la nostra Costituzione già contempla; a volte siamo distratti dalla vita quotidiana e non sempre ci soffermiamo a riflettere.

Il Governo e i ministeri dovranno lavorare alacremente e con sollecitudine per realizzare appieno gli intendimenti e gli obiettivi prefissati.

Le persone in grave stato di deprivazione sono tante e non sempre lo lasciano scorgere. Le bollette da pagare, fare la spesa al mercato e scegliere cosa mangiare e quanti pasti fare in un giorno ecc.. Su questo però non ci soffermiamo e lasciamo il campo a chi è preposto a tali considerazioni.

Osserviamo, però, che non sarà facile trovare una legge il più possibile equa per chi vive in stato di povertà. Qualsiasi legge verrà potrà solo alleviare le sofferenze dei poveri e, se tutto sarà fatto bene, potrà figurare come un segno di solidarietà per questi bisognosi, ma sarà già tanto per coloro che vivono in questo stato di deprivazione.

In attesa di leggere come il Governo regolamenterà il tutto diamo, per ora, il ben venuto al reddito di inclusione.

Luca De Franciscis

dottore commercialista

www.studiodefranciscis.it

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