Intanto emergono particolari sul delitto che ha sconvolto Agropoli in queste ore. I due su erano dati appuntamento alla Chiesa del Sacro Cuore per «chiarirsi» giovedì sera. Ed invece le cose sono andate diversamente. Nei pressi del parco Le Ginestre il 25enne tunisino ha tirato fuori un coltello e ha colpito Borrelli con un fendente al collo. Questa la ricostruzione dei fatti emersa dalle indagini e riportata da Il Mattino.
Marco aveva inviato alcuni messaggi allarmanti. Poi il suo cellulare era rimasto muto. Lo chiamavano ma non era raggiungibile. Dopo averlo spento, Nezar lo aveva gettato in un cestino sul lungomare, dov’è stato rinvenuto dai carabinieri.
Marco e Mrabet, in passato, erano amici. Poi, quando Marco aveva iniziato a frequentare la ragazza, erano iniziati gli screzi. Per la difesa l’omicidio è derivato da una reazione «di impeto da accumulo».
La rabbia che ha portato al gesto estremo sarebbe maturata poco alla volta, determinando l’uccisione quando la vittima avrebbe confessato di avere avuto una relazione con la compagna quando viveva ancora con lui.
Ma c’è anche chi ribatte: «L’omicidio è da condannare: non doveva accadere,indipendentemente da chi è l’assassino». Mrabet Nezar non è uno straniero. È nato ad Agropoli. Il papà è tunisino, la mamma è italiana, originaria di Rutino.
Mrabet ha visto nella vittima un amico che lo ha tradito insieme alla moglie», racconta il difensore dell’omicida, Antonio Mondelli.