Gli accertamenti patrimoniali sottesi al provvedimento reale in argomento sono stati disposti dal Direttore della Dia e hanno consentito di instaurare il procedimento di prevenzione antimafia a carico di Ricciardi, al quale è stato contestato l’illecito arricchimento avvenuto contestualmente al periodo di appartenenza prima al clan Maiale e poi al clan Fabbiano-Capozza operanti nella Piana del Sele.
La carriera criminale di Ricciardi inizia molto presto. Poco più che ventenne, nel 1993, viene denunciato per il reato di associazione per delinquere finalizzato alla commissione di diversi delitti contro la persona e il patrimonio (rapine e furti) e, da ultimo, nel gennaio 2015, viene tratto in arresto per il reato di usura, a seguito di ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP presso il Tribunale di Salerno, perché ritenuto responsabile di quattro episodi di natura usuraria, commessi dal prevenuto tra il 2009 e il 2013.
All’esito della procedura camerale promossa del Direttore della Dia, il Tribunale di Salerno ha disposto la confisca dei beni riconducibili al predetto, riconoscendone la pericolosità sotto una duplice veste: da un lato, per le ricadute economiche sul tessuto sociale di riferimento, in quanto l’azione criminosa di Ricciardi era indirizzata a colpire soprattutto imprenditori in difficoltà economiche; dall’altro, per le violente reazioni poste in essere dal prevenuto in caso di mancato o ritardato pagamento da parte dei debitori sottoposti a prestiti usurari
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Nel corso delle operazioni sono stati sottoposti a confisca quattro terreni agricoli (intestati a Maria Rosaria Giordano, su uno dei quali insiste un fabbricato in corso di realizzazione), due rapporti bancari e un rapporto postale e la ditta individuale Ricciardi Giovanni, con sede legale a Eboli, esercente l’attività di coltivazione di ortaggi in piena aria e coltivazione di altri alberi da frutta e frutti di bosco, il tutto per un valore complessivo di circa mezzo milione di euro.