E’ questa l’accusa sulla cui veridicità è chiamato a indagare il tribunale Ecclesiastico Campano. A darne notizia il quotidiano Il Mattino oggi in edicola.
I fatti risalgono al 2012. Stando a quanto racconta il fascicolo d’indagine un parroco della Diocesi vallese avrebbe intrecciato una relazione con una parrocchiana già sposata e poco più che 30enne, di nome Giovanna. La storia sarebbe andata avanti per mesi, poi il colpo di scena: la giovane resta incinta.
Il parroco, sempre stando alle denunce, sconvolto per la notizia e preoccupato per la sua sorte, avrebbe chiesto alla donna di interrompere la relazione e la gravidanza, cosa che di fatto sarebbe avvenuta. La notizia in una piccola comunità, però, circola, si diffonde velocemente e arriva anche al marito Antonio. Proprio lui deciderà di raccontare la vicenda prima al Vescovo e poi al Tribunale Ecclesiastico.
«Sì, mia moglie rimase incinta. Non sapevo ancora nulla, il parroco voleva farla abortire, cominciò a minacciarla… Alla fine la gravidanza l’ha interrotta ma per fortuna c’ero io che le sono sempre stato accanto».
Antonio non nega la responsabilità della moglie ma la giustifica parlando di «fragilità, debolezza e tanta insistenza da parte di quel prete». A questo punto la vicenda si sarebbe anche potuta considerare conclusa se Antonio non avesse deciso di andare avanti e chiedere giustizia.
Ad oggi sono stati ascoltati tanti testimoni, gli ultimi due sacerdoti della diocesi di Vallo della Lucania solo un paio di settimane fa.
Il parroco dal suo canto si dice tranquillo, nega la vicenda: «aspetto – dice – che la giustizia divina, e umana, faccia il suo corso: attendo il verdetto dalle mani di Dio»