Né sappiamo se ci sia chi i problemi preferisca ignorarli. Né sappiamo se ci sia chi alimenti il malcontento per interessi inconfessabili.
Sappiamo, però, che dopo le baruffe e le proteste contro le Fonderie Pisano, immediatamente a ridosso dell’apertura del nuovo Centro Commerciale “Le Cotoniere”, tutte le questioni sollevate per la frazione di Fratte sono state quanto meno sopite, con i residenti abbandonati al loro destino fatto di veleni, di drammatiche morti e di irrisolte questioni, tra cui la delocalizzazione dell’impianto industriale sotto accusa.
Tutto ciò in attesa che, al ripetersi degli usuali disagi, magari in coincidenza con una domenica “bestiale”, con traffico impazzito sulle diverse arterie e scarichi a manetta dei veicoli, qualcuno provveda a riaprire le polemiche per un “nuovo giro di danza”. E poco importa se il quartiere ha ormai perso ogni identità e dignità, essendosi ridotto a svolgere l’avvilente funzione di “rotatoria” per la selezione dei flussi di traffico.
Noi riteniamo, convintamente, che non sia procrastinabile l’avvio di una concreta discussione sul futuro del rione per conferirgli una rinnovata energia, una diversa anima, una nuova onorabilità attraverso la elaborazione di un progetto di riqualificazione che costituisca anche un giusto RISARCIMENTO per i sacrifici sopportati in favore del Capoluogo e per il disinteresse di cui da troppo tempo è vittima.
Se per la posizione geografica, Fratte rappresenta la porta della Città verso la valle dell’Irno, per la conformazione del territorio essa costituisce un vero e proprio “collo di bottiglia” ove convergono e si restringono tutte le direttrici di traffico, nord-sud ed est-ovest, a causa delle idee progettuali di qualche “scienziato” che, molti anni addietro, si occupò della realizzazioni delle opere pubbliche.
Che hanno apportato scempio urbano e degrado. Se si riflette bene, tutto passa per “Pontefratte”, come si diceva una volta tra gli “over anta” di oggi. E, così, la Salerno-Reggio, con l’alto viadotto, la Salerno-Avellino, con gli ingorghi quotidiani, la tangenziale e gli svincoli aerei, che si infilano tra chiese e palazzi, scaricano “fiumi di fumi”, diossina e polveri sottili a “beneficio” dell’intero quartiere, mentre ulteriori “benefici” sono apportati dai notevoli flussi veicolari della parte terminale della Lungo-Irno, di via dei Casali, verso Pellezzano, e di via degli Etruschi, verso Matierno-Ogliara.
Per non dire del nuovo Centro Commerciale, con i suoi quasi 100 negozi ed i suoi 2.750 parcheggi. Verrebbe quasi da dire che ci si sia divertiti nei confronti del rione, barattando la qualità della vita dei residenti, e la loro stessa vita, con qualche provvidenza economica di cui, probabilmente, si avvantaggiano pure – e, forse, maggiormente – operatori estranei al territorio.
E viene da ricordare quando, con i pantaloni corti, si andava a prendere l’acqua “VitoloGatti”, o si apprezzava la posizione appartata e tranquilla, o si mangiava il gelato assistendo al gioco delle carte nella piazzetta centrale o, il giorno 1° Maggio, si ascoltava la banda musicale che scendeva in Città per la festa dei lavoratori.
Noi riteniamo che per tutto ciò che è stato fatto, con scelte almeno discutibili, e per le conseguenze sui residenti, la frazione meriti un significativo indennizzo da offrire attraverso interventi radicali in grado di conferirle una funzione del tutto nuova sfruttando le potenzialità della posizione geografica ed il grande potere di attrazione della sua area archeologica.
La cui attuale condizione va a disdoro della intera Città, troppo impegnata a seguire progetti di modernizzazione sulle macerie della sua identità e poco interessata, ci sembra, ad utilizzare in modo proficuo le vere ricchezze della comunità. Tra cui, vanno ricompresi proprio i reperti etrusco-sannitici, risalenti fino al VI secolo avanti Cristo, oggetto di studi da parte di tanti cultori della nostra storia dotati, probabilmente, di una ben più profonda sensibilità.
Noi proponiamo di porre riparo a tale situazione trasformando Fratte nel primo “quartiere VERDE” della Città mediante una diversa organizzazione degli assi viari e la conseguente restituzione alla piazzetta centrale della originaria funzione di centro della vita e del commercio locale.
Il tutto, attraverso la realizzazione di un percorso pedonale (ztl), illuminato a tema, piantumato, con arredi, dehors e punti di aggregazione e socializzazione, che partendo dal “ponte storico” abbracci l’area fino a raggiungere gli scavi archeologici, il fiume e la Chiesa della Sacra Famiglia, ora defilata e negletta nonostante costituisca un esempio straordinario di architettura moderna intrisa di grande simbologia religiosa (per chi crede e per chi non crede).
Un’area di parcheggio, nel terreno degli immondi prefabbricati di via degli Etruschi, consentirebbe di raggiungere a piedi sia gli scavi, sia la Chiesa, sia il centro del quartiere, mentre una analoga area, già programmata nella zona ex Fonditori di Salerno, potrebbe accogliere i visitatori diretti alla piazzetta. La individuazione di un edificio idoneo, nei pressi, o una nuova costruzione, potrebbe consentire l’apertura di un Museo ove collocare i reperti degli scavi archeologici ora presso il Museo Provinciale.
Inoltre, una bretella tra via di Marino e via degli Etruschi assicurerebbe il collegamento di via Irno con l’area di Matierno-Ogliara, evitando il centro, mentre la creazione di una rotatoria, prima del ponte, consentirebbe di canalizzare il traffico mare-monti verso Pellezzano e la valle dell’Irno, e viceversa, con possibilità di dirigersi verso Matierno-Ogliara utilizzando via degli Etruschi con un doppio senso di marcia a partire dalla stazioncina ferroviaria.
Ancora, un doppio senso di marcia sul viadotto tra via de Vita e la stazione (ora a senso unico in salita) consentirebbe al traffico proveniente da Pellezzano di indirizzarsi direttamente verso la valle dell’Irno senza “circum-navigare” la frazione.
Sulla base di queste semplice, vorremmo fosse aperto un confronto tra cittadini, urbanisti e politici per arrivare alla rinascita di Fratte, oggi soffocata, offesa e deturpata, per assegnarle la dignità che merita, per restituirle vivibilità e vitalità economica, per offrirle un futuro rispettoso della salute dei residenti, dell’ambiente e della storia.
Per realizzare il primo “quartiere VERDE” di Salerno.
Tutto questo come compenso risarcitorio per i tanti danni e le tante disgrazie subite, pur senza sua colpa, e – ci sia consentito – come segno di attenzione e di amore verso il quartiere. Perché Fratte non sia più sinonimo di veleni e di morti. In attesa della delocalizzazione delle Fonderie ma anche di qualche viadotto o del tratto finale della Salerno-Avellino. Questo quartiere ha bisogno di essere amato.
Associazione “IO SALERNO” – Officina di Pensiero
Fratte fu uno dei primi insediamenti dell’area. C’erano tutte le condizioni: il fiume, i boschi e, a breve distanza, il mare.
Oggi è il posto più inquinato della Città.
Ridarle vivibilità è un obbligo per tutti, perché la qualità della vita non si misura con il numero dei fabbricati o con il numero delle auto di passaggio.
Siamo venuti al mondo trovando un territorio lasciatoci dai nostri padri. Facciamo in modo che quando lo lasceremo saremo ringraziati dai figli.
Anche questo è una prova di amore.
Gli etruschi si fermarono li proprio perché scorreva il fiume, oggi cementificato ma ben visibile, una bruttura che potrebbe essere trasformata con una riqualificazione semplice ed un restayling grafico fatto di giovani writer locali che sono sempre in cerca di spazi per esprimersi artisticamente, poco più avanti si sta già facendo a cura dell’istituto d’arte. La rinascita sarà possibile solo se i cittadini torneranno ad interessarsi del proprio quartiere, Smantellarono il sistema circoscrizionale, ottime secondo me. L’anno scorso ci sono stati degli interventi solo dopo che io stesso mi recai al protocollo del comune per consegnare un dossier, completo di foto e articolo di giornale, che documentava la situazione della zona sotto gli occhi di tutti gli indifferenti del lascia che sia. “Sono colpevole d’indifferenza” fece urlare Moravia al protagonista del suo romanzo, bene, quel grido è ancora attuale la colpa di tutti resta evidente!