L’applicazione degli studi di settore nel 2015 ha riguardato 3,4 milioni di soggetti (63,9% persone fisiche) in calo del 5,8% rispetto all’anno precedente a causa principalmente, spiega il ministero dell’Economia, dell’introduzione del nuovo regime forfettario, che non prevede l’applicazione degli studi di settore per i soggetti che hanno aderito a tale regime semplificato.
A partire dall’anno d’imposta 2017, il decreto fiscale collegato alla manovra dello scorso anno ha inoltre previsto la soppressione della disciplina degli studi di settore e l’introduzione di indici sintetici di affidabilità per la promozione dell’osservanza degli obblighi fiscali.
I ricavi/compensi totali dei contribuenti sottoposti agli studi di settore, riferiti all’anno di imposta 2015, sono risultati pari a 718 miliardi di euro, con un lieve aumento rispetto al 2014 (+0,6%) e andamenti lievemente differenziati tra i settori: quello dei servizi mostra l’incremento maggiore (+1,3%), seguito dal settore delle attività professionali (+0,7%) mentre i settori del commercio e del manifatturiero mostrano aumenti contenuti (+0,1%).
Il reddito totale dichiarato è pari a 107 miliardi di euro e mostra un andamento positivo rispetto al 2014 (+5,3%); il reddito medio dichiarato risulta pari a 28.600 euro per le persone fisiche (+10,3%), a 40.340 euro per le società di persone (+9,1%) e a 31.980 euro per le società di capitali ed enti (+19,6%).
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