Al workshop il legale ha illustrato la recente sentenza n.ro1261/2017 della Commissione Tributaria Provinciale di Napoli ottenuta dal suo assistito A. V., invalido settantenne, che ha sancito per quest’ultimo la fine di un incubo con Equitalia pari a TRE MILIONI e mezzo di Euro (!!)
LA STORIA: Nel Luglio 2016 il sig. A. V., 74enne invalido, riceveva un’intimazione di pagamento di Equitalia che, riepilogando alcune cartelle esattoriali, invitava il contribuente al pagamento in 5 giorni della somma di oltre 3 milioni e mezzo di euro, allegando appunto un bollettino postale/bancario della “modica” cifra di Euro 3.510.183,68.
Il sig. A.V. recatosi presso gli sportelli di Equitalia per chiedere chiarimenti, otteneva solo conferma di come fosse debitore in 5 giorni della somma di Euro 3.510.183,68, nel frattempo già maggiorata di ulteriori interessi.
Disperato, A.V. scriveva all’Associazione “Difesa Consumatori e Contribuenti” ed al presidente Avv. Cristiano Ceriello. Il legale, ha raccontato al workshop, proponeva ricorso innanzi la Commissione Tributaria Provinciale di Napoli (ricorso n.ro12499/2016) notando evidenti anomalie negli atti di Equitalia.
Innanzitutto i crediti scarnamente riepilogati si riferivano a ruoli del 1989-1995, per cartelle che nello stesso atto si assumevano notificate circa 13-15 anni addietro (quindi comunque ben oltre i termini di prescrizione). Cosa ancora più singolare, ha sottolineato l’avvocato, era anche il merito dei calcoli.
A fronte di un credito iniziale a suo tempo consegnato a ruolo per nemmeno 100.000 euro, negli anni le cartelle arrivavano (pure con le sanzioni) alla somma di oltre 3 milioni e mezzo di euro, quindi oltre 35 volte superiore al ruolo iniziale degli Uffici Amministrativi. Ciò senza che fosse chiara alcuna motivazione che lasciasse intendere la giustificazione di tali somme e sanzioni.
Ricorso alla Commissione Tributaria che per l’Avv. Ceriello e Difesa Consumatori e Contribuenti effettuavano “pro bono”, senza cioè richiedere alcun pagamento di onorari, visto il disperato caso umano presentatosi. Unico onere del sig. A.V. era il pagamento del contributo unificato che, visto il valore della causa, era comunque pari ad Euro 1.500,00, pure se il sig. A.V. fosse appunto un invalido ultra-settantenne.
Durante il corso del giudizio tributario, l’Avv. Ceriello presentava diverse memorie in cui evidenziava la totale nullità delle somme richieste da Equitalia, la nullità di ogni precedente notifica, l’illogicità di avvisi e somme ingiunte e, quanto meno, la maturata prescrizione del diritto.
Questo sino ad arrivare, dopo l’udienza del 16.12.2016, alla pubblicazione della sentenza con cui la Commissione Tributaria dava ragione all’Avv. Cristiano Ceriello, TUTTO NULLO (!!), niente era dovuto dal sig. A.V. ad Equitalia… NEMMENO UN EURO (!!).
L’Avv. Ceriello, sempre al workshop di Lauro, ha raccontato di aver comunicato in queste ore alla famiglia di A. V. la buona notizia e di aver ancora in mente la disperazione iniziale del suo cliente che gli confessò di aver pensato a brutte cose nel corso di notti insonni.
“Immaginate – ha dichiarato il legale – di ricevere un giorno un’ingiunzione in cui vi è chiesto da Equitalia il pagamento di 3 milioni e mezzo di Euro in 5 giorni e di capire, dopo un po’, che non si tratta di uno scherzo, ma che sia tutto vero. In particolare ricordo come la vera disperazione del sig. A.V. non fosse per sé, ma il pensiero che i suoi familiari un giorno si sarebbero dovuti sobbarcare un giorno queste somme delle quali, nemmeno dopo un procedimento giudiziario, se ne è compreso il motivo”.
MA VI E’ DI PIU’. NON FINIVA QUI, PURTROPPO ANCHE LA BEFFA: Sembrerebbe tutto risolto, ma dopo il “danno” anche purtroppo la “beffa”. Difatti nel corpo del dispositivo, a fronte del versamento della somma di 1500 euro per il contributo unificato e della nomina di un legale, la Commissione Tributaria di Napoli liquidava in sentenza soli 400 euro in favore del ricorrente (!).
In sostanza, a conti fatti, il sig. A.V. si è visto comunque “depauperare” di 1.100 euro e la prospettiva di doversi onerare del pagamento di un legale, ciò a fronte di richieste di pagamento dichiarate illegittime, infondate e non dovute (!!).
Appelleremo la sentenza in Commissione Tributaria Regionale per l’ottenimento delle spese dovute (ergo, altro contributo unificato a versarsi), ha anticipato l’Avv. Ceriello. “In tanti anni di contenzioso tributario con le ns. associazioni dei consumatori, la storia del sig. A.V. – ha commentato ancora il legale – è emblematica, ma assicuro non è certo l’unica che abbiamo assistito sulla stessa falsariga, anzi. La storia di A.V. colpisce in modo particolare per le somme richieste, ma non per la storia in sè”.
Anzi in questi ultimi periodi, va detto, con la fine dei termini di rottamazione sono tornate le attività di riscossione dei Concessionari a mezzo di intimazioni, solleciti o preavvisi di fermi, a cui i contribuenti devono porre molta attenzione.
Bisogna controllare bene le somme richieste, i precedenti atti che si assumono notificati, il motivo delle richieste, l’eventuale maturazione della prescrizione che va in ogni caso opposta con impugnazioni giudiziarie. Questo per non trovarsi qualche mese dopo nella spiacevole situazione di essere oggetto di pignoramenti e/o azioni di riscossione.
Si ricorda difatti come, in particolare, l’intimazione di pagamento (atto simile a quello notificato ad A.V.) è l’atto con cui il Concessionario, rinotificando le cartelle, può dare seguito entro un nuovo anno solare ad attività di pignoramento. Cosa ancora più importante, va ricordato come anche la prescrizione nel diritto civile e tributario va sempre eccepita presso gli Organi competenti. Quindi attenzione agli atti di Equitalia e, soprattutto, a cosa il Concessionario ci notifica.
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