Ma non solo, anche carne in vitro prodotta in laboratorio. Ce lo avevano annunciato eminenti scienziati e ricercatori nel corso del recente Expo di Milano.
Gli allevamenti intensivi, oltre ad essere diventati disumani e compromessi da ormoni e antibiotici, sono responsabili del 20% dell’effetto serra, il che incide sul clima il quale a sua volta rende l’agricoltura sempre meno produttiva.
Basti pensare che per ogni grado in più, i raccolti di mais diminuiscono del 7%. E così si ipotizzano soluzioni su come nutrire 9 miliardi di esseri umani, in un futuro mica poi tanto remoto. Larve, cavallette, grilli e formiche sembrano poter essere la soluzione.
Infondo, da tempo circa 2 miliardi di persone in Asia consumano quotidianamente i loro pasti scegliendo tra 1900 specie di insetti commestibili; i conservatori della bistecca e del prosciutto ovviamente replicano affermando si tratta di una questione di cultura. Ma secondo gli studiosi i vantaggi ci sono ed appaiono tangibili. Peraltro, gli allevamenti di animali destinati alla macellazione sono sempre meno sostenibili a livello ambientale.
Per allevare insetti necessita minor spazio, meno acqua e mangimi e le loro qualità nutritive sono eccellenti. Ricerche condotte dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) confermano che i livelli di ferro, calcio, magnesio presenti in cavallette, grilli, larve ci faranno meno obesi e più sani. Ed allora prepariamoci a gustare una croccante cavalletta perché è solo questione di tempo.
E’ evidente che gli italiani, considerato il loro fortissimo legame con il cibo della tradizione, faranno molta fatica ad abituarsi e probabilmente dovranno iniziare gradualmente con prodotti magari a base di insetti in cui però la forma dell’animale viene occultata, come farine o hamburger.
Dal dibattito tra gli addetti ai lavori emerge che è solo una questione di mentalità: un crostaceo non sarebbe così tanto diverso da un insetto, anche nel tratto, eppure lo mangiamo senza alcun problema, anzi.
Ciononostante, io con molte altre prelibatezze vorrei poter continuare a preferire un ragù di “defilippiana” memoria anziché, una succulenta fiorentina alla brace o una croccante cotoletta alla milanese.
editoriale a cura di Tony Ardito, giornalista
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