Provo a scriverti, nonostante mi scivolino le parole, la penna, scivoli, lenta, l’ombra che mi cade sulla vista.
Invero, scivolo sovente io.
Cerco appiglio nella mano, nel ricordo di chi ero.
Poi dimentico, in fretta e lentamente. Dimentico i giorni di leggerezza e meraviglia, della presa intorno al ramo, del nido e del suo ricamo.
Dimentico pure il sorriso che si fa beffardo ed il sospiro, di chi mi cede il passo per esasperazione.
Se sapesse del dolore, non quello del passo che trascina questo peso muto, della parola che ingoio e che mi fa soffocare. È un altro dolore che non so dire, non so gridare.
È in chi mi scansa perché mal mi osserva, nella sciocca diceria.
Ho visto un bambino, riccioli e sorrisi, correva in un girotondo immaginario.
Lui mi ha visto?
Mi è parso di sì. Si è piegato in un buffo inchino.
Avrei voluto sorridere e regalargli un applauso.
Ma non potevo.
Non me l hai permesso.
Nemmeno la fuga mi è concessa, ma lui non si è mosso, coi suoi riccioli e la sua saggia ingenuità.
Mi inchino a te, alla tua forza.
Ma mio è il coraggio in questo mondo assurdo e a me caro.
Ti attraverso, carissimo Parkinson.
Fatima Mutarelli
Mail: valelapennasi@gmail.com
Fb: Fatima Mutarelli (ragazza alla finestra)
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