E’ necessario premettere che la nostra Associazione, frutto della aggregazione di persone fiere di appartenere a questa Città e desiderose di condividere – liberamente – idee, pensieri, sentimenti ed ideali, ha tra i suoi principi fondamentali quello della indipendenza verso ogni e qualsiasi confessione religiosa. Ciascuna meritevole di eguale considerazione per ciò che ha rappresentato, e rappresenta, per i suoi fedeli e per ciò che ha apportato, ed apporta, alla intera collettività.
Tuttavia, in quanto figli di questa terra ed eredi della storia e delle tradizioni delle generazioni passate, non possiamo non riconoscere che l’evoluzione della nostra cultura, nel corso dei secoli, è stata segnata da una presenza preminente della religione cattolica e che l’intero territorio e stato da essa plasmato con opere di fede di straordinaria qualità progettuale e tecnica.
Ora, divenute parte integrante e sostanziale della complessiva architettura di questa Città e suo inestimabile patrimonio, non certamente paragonabile a quello delle grandi Città storiche, ma non meno preziose per chi le conosce, le apprezza e le ama.
Per questi motivi, sentiamo il dovere di esprimere la profonda delusione e l’intimo malessere, nella veste laica di semplici cittadini, per l’inammissibile degrado nel quale versa una parte non residuale degli edifici religiosi del centro antico nonostante ripetuti impegni di recupero e nonostante la potenziale funzione di richiamo nei confronti dei flussi turistici.
Tra questi edifici, riteniamo brilli – “per demerito” – la Chiesa del Monte dei Morti, edificio di culto a pianta ottagonale risalente, nella sua originaria edificazione, a prima dell’anno Mille, che resta sottratta alle visite da lunghi anni dopo una breve parentesi seguita ad importanti opere di risanamento.
E che oggi versa in ignobile abbandono, tra rifiuti e paletti dissuasori miserevoli, affacciandosi su una smunta e desolante Piazza del Plebiscito che pur meriterebbe interventi di riqualificazione improntati ad una maggiore sensibilità per la storia della Città e per le sue “vere” ricchezze.
Ma potremmo anche dire di S. Maria del Monte, o di San Filippo, o di altri edifici presenti soprattutto nella parte alta di quella che i romani chiamavano via Popilia, oggi via Tasso, che potrebbe costituire il cuore pulsante di un progetto concreto di rinascita economica fondato su attività legate al turismo di qualità storico, architettonico, delle arti e dei mestieri.
Non diversamente da altre Città, ad esempio in Umbria o in Abruzzo, ove si è riusciti ad utilizzare a favore della collettività testimonianze ben più ridotte rispetto alle nostre.
Per quegli stessi motivi, non possiamo non manifestare eguale profonda delusione ed eguale intimo malessere alla vista dell’edificio religioso in costruzione in via Vinciprova e destinato a nuovo luogo di preghiera per i fedeli di quel quartiere.
Dopo la posa della prima pietra, nel Maggio dello scorso anno, alla presenza delle massime Autorità Civili e Religiose, l’edificio sembra finalmente prossimo al completamento e mostra, in tutta evidenza, la sua essenziale impostazione architettonica.
Che, a nostro parere, anche per il civettuolo campanile, avrebbe meritato ogni plauso se realizzato in un centro della Val Gardena o in un paesetto collinare, con tanto di casette di legno, prati e pascoli.
Non a ridosso di fabbricati di cinque e sei piani, nel bel mezzo di un’area urbana moderna ed a pochi metri, appena svoltato l’angolo, dal nuovo Palazzo di Giustizia, esempio di gigantesca opera urbana.
E’ certamente vero che non è più tempo per edifici religiosi maestosi, realizzati “a maggior gloria di Dio”, come si diceva una volta, ed è assolutamente vero che l’area disponibile non avrebbe potuto consentire dimensioni diverse.
Ma è altrettanto vero che si poteva realizzare l’edificio utilizzando geometrie più consone al luogo, secondo forme che già connotano altre sedi di culto della Città, come la forma circolare (la Chiesa di Sant’Eustachio) o quella quadrata (la Chiesa della Madonna della Medaglia Miracolosa).
Del resto, edifici di culto di ridotte dimensioni sono stati edificati anche in passato, in ogni dove possibile, quando la fede costituiva il rifugio sicuro contro ogni piaga, tra terremoti, guerre, carestie e pestilenze, e per essa si innalzavano di volta in volta, a protezione o ringraziamento, nuovi luoghi di preghiera.
Edifici che, a distanza di secoli, costituiscono tuttora esempi di armonia di forme, di cura dei particolari, di rispetto dei canoni architettonici del tempo, al di la delle dimensioni costruttive.
Sarà mai possibile tramandare ai posteri il prefabbricato di via Vinciprova quale esempio di moderna architettura?
Noi pensiamo che ben altra soluzione poteva essere adottata per la nuova struttura religiosa, con la salvaguardia anche degli spazi verdi di cui possono godere, fortunati loro!, i ragazzi del quartiere.
Giusto di fronte, tra il nuovo Tribunale e la Stazione Ferroviaria, esiste una vasta area sulla quale potrebbe essere realizzata una nuova grande piazza, “Piazza Città di Salerno”, ove aprire gli ingressi est della Stazione, costruire nuovo e più scenografico accesso al Tribunale, riservare spazi di sosta per autobus e taxi nonché realizzare un ampio parcheggio per centinaia di auto, anche su più piani (sfruttando il dislivello con via Dalmazia e con il piano rialzato del Tribunale), da progettare in accordo con le FF.SS. per de-localizzare i fasci ferroviari ovvero per inglobare gli stessi all’esistente livello di campagna.
Per vedere il cielo, godere del sole e, di notte, osservare le stelle.
In questa ipotesi, attuando lo spostamento dei campetti di via Vinciprova nel parcheggio sotto la linea ferroviaria, si potrebbe utilizzare buona parte dell’attuale superficie a verde per un edificio di culto degno di questo nome e dignitoso per l’intera Città, con sagrato a ridosso della rotatoria.
Noi riteniamo che la crescita di una Città debba avvenire attraverso uno sviluppo armonico ed equilibrato di ogni sua parte, storica, moderna e/o contemporanea, con scelte fortemente intrise di sensibilità e creatività frutto dell’amore per la storia, le tradizioni, l’ambiente e la comunità dei residenti.
Non pensiamo possa considerarsi armonioso ed equilibrato un progetto di crescita che, magari, proponga di realizzare i grattacieli di Dubai e, contemporaneamente, consenta di costruire in pieno centro la chiesetta tipica delle Valli Tirolesi.
Perché una Città può fare grandi cose solo dopo aver imparato a fare bene – ed a curare – quelle piccole.
Questa Città ha bisogno di amore.
Associazione “IO SALERNO” – Officina di pensiero
(Foto da pagina Comune.Salerno.it di M.Pica)