L’appuntamento è alle ore 10 nella piazza antistante il Parco 5 Sensi. Un’occasione per sensibilizzare e coinvolgere i cittadini anche nella battaglia intrapresa dal circolo di Legambiente per restituire alla collettività quel tratto di fiume, le cui sponde – con la relativa passeggiata – sono state rivendicate da un privato e ora rischiano di non essere più accessibilialle centinaia di persone che ogni fine settimana affollano questa bellissima oasi.
“Da anni – spiegano i volontari del circolo Legambiente Valle del Sarno – abbiamo intrapreso azioni per portare l’attenzione sull’ecosistema fluviale del Sarno, noto per la decennale lotta contro l’inquinamento e per le problematiche ad esso connesse. A partire dal 2015, con l’inizio del progetto di manutenzione degli spazi pubblici “Torniamo alla fonte”, abbiamo avviato una operazione di sensibilizzazione degli abitanti e delle istituzioni per immaginare assieme un lungofiume dove persone e natura potessero convivere pacificamente”.
Quindi, assieme alla raccolta dei rifiuti abbandonati, è ormai indispensabile agire per chiedere che il fiume sia effettivamente un bene comune e di cui gli abitanti possano prendersi effettivamente cura. Il circolo Legambiente Valle del Sarno “Leonia” lo scorso anno aveva, infatti, raccolto circa 8mila euro grazie a un’operazione di crowdfunding. Soldi che sarebbero dovuti servire per realizzare i lavori di manutenzione del percorso, lasciando la successiva gestione al Comune. “Dopo i primi interventi realizzati dai nostri volontari – spiega Legambiente – l’amministrazione comunale ci ha notificato l’obbligo di non procedere nell’esecuzione dei lavori a seguito di una diffida da parte di un privato. A seguito del rilievo topografico disposto dal Comune è emersa che buona parte dell’area del lungofiume di Foce si trova in proprietà privata ed è stato quindi per noi impossibile procedere nella realizzazione di un progetto approvato tra l’altro dalla stessa giunta comunale”.
Si è scoperto così che il privato aveva già fatto causa all’ente – con una sentenza favorevole emessa nel 2013 dal Tribunale Regionale delle Acque Pubbliche – per le opere realizzate dall’allora commissario Jucci. “L’amministrazione – spiega il circolo di Legambiente – era già stata sollecitata da anni a rimuovere le opere esistenti, lampioni, panche e staccionate, ma non ha mai provveduto a prendere seriamente in considerazione da un lato i rischi a cui i cittadini sono stati sottoposti, dall’altro la necessità di rendere pubblica l’area che è già vissuta quotidianamente da centinaia di persone”.
Legambiente ha spostato il proprio intervento all’intero del Parco 5 Sensi, investendo così i fondi in un’area in cui il fiume è legalmente accessibile, ma ora chiede all’amministrazione di risolvere definitivamente la vicenda. “È assurdo – conclude l’associazione – che quell’area resti privata e che da un giorno all’altro potrebbe non essere più accessibile alla cittadinanza. Chiediamo al sindaco di prendere subito provvedimenti e ridare alla collettività un bene di importanza straordinaria per la città”.
La giornata del 28 maggio sarà l’occasione per ribadire la posizione del circolo Legambiente in merito alla vicenda del lungofiume e che abbraccia questioni rilevanti per l’intero comune, che dal 2015 – anno di approvazione del PUC vigente (lo strumento urbanistico che esplicita la visione politica di sviluppo territoriale) – ha fatto del tema dei parchi uno degli elementi chiave del futuro assetto territoriale.
Chiediamo che venga presa seriamente in considerazione l’idea di realizzare il sistema dei parchi territoriali contenuta nel PUC (approvato dalla stessa amministrazione), premiato nell’anno della sua approvazione con il riconoscimento dell’Istituto Nazionale di Urbanistica per l’approccio improntato allo sviluppo sostenibile del territorio, alla valorizzazione del patrimonio storico e alla prevenzione e mitigazione dei fattori di rischio naturale e antropico. È giunta l’ora di affrontare seriamente il processo di realizzazione dei parchi previsti attorno ai rii e di affrontare la riqualificazione fluviale oltre la frammentazione delle competenze e le richieste di “pulizia totale della vegetazione”, che nella maggioranza dei casi non fanno altro che peggiorare la qualità del già compromesso ecosistema fluviale.
Chiediamo maggiore coerenza fra la visione contenuta nel piano e la posizione del governo locale che, assieme agli altri enti coinvolti, ha il dovere di intavolare un discorso serio e consapevole sulle prossime azioni da compiere per la realizzazione dei parchi territoriali di Sarno. Un discorso che vada oltre le inutili risposte di “pulizia radicale” e che, con l’aiuto dei volontari e degli esperti, riconosca il patrimonio che la condivisione e la collaborazione con la comunità locale rappresenta per la rinascita del fiume e delle aree comuni della città.