Per i tifosi, si tratta semplicemente di tirar fuori gli attributi e non arrendersi mai. Insomma, quel che ha messo nella contesa il Carpi ieri sera. Seguito da 68 – ripetiamo, 68 – tifosi al “Matusa” ha trovato in se’ stesso la forza di avanzare nonostante le tranvate prese in faccia non tanto dai ciociari quanto dall’arbitro Ghersini che ha provato in tutti i modi a utilizzare il cartellino a mo’ di pass a favore dei locali. Prima in dieci, poi in nove, peraltro scippato di un rigore apparso chiaro come l’alba in Costiera, non ha mollato, non si è arreso ed ha vinto approdando in finale.
Probabilmente, riavvolgendo il film del campionato che è ai titoli di coda, quel guizzo caratteriale che è mancato ad una Salernitana che – soprattutto nel girone discendente – sul campo si è dimostrata quantomeno all’altezza di tutte le altre pretendenti alla terza poltrona per la A. Una Salernitana che è mancata soprattutto nei momenti topici della stagione: all’Arechi, contro il Frosinone e contro un signor Pasqua cui mancava solo la sciarpa gialloblù al collo, non è riuscita a dare un calcio alle avversità come ha fatto Letizia.
A Carpi, una partita che si doveva e poteva vincere, ci ha creduto per 45 minuti e poi ha mollato gli ormeggi. L’impressione è che la squadra si sia rassegnata troppo presto all’idea di doversi accomodare in poltrona per seguire i play-off in TV. Ma tant’è, ormai è andata. Chi sbaglia paga ma grazie al Cielo arricchisce anche il proprio bagaglio di esperienza e tutto ciò potrebbe essere utile nella prossima stagione. Il carattere, come l’amalgama, non si compra al mercato. Ma può essere rafforzato lavorandoci su…