A darne notizia il quotidiano Metropolis oggi in edicola.
L’accusa all’origine era di turbativa d’asta e abuso d’uffcio. L’’inchiesta aveva presso le mosse da quello che alcuni inquirenti hanno ritenuto una sorta di “inchino” alla criminalità: il mantenimento, nella denominazione del centro, di quel nome Valeria con cui il boss Raffaele Viviani aveva voluto rendere omaggio alla moglie.
Nel corso delle indagini i difensori Cecchino Cacciatore , Francesco Rizzo , Massimo ed Emiliano Torre hanno però prodotto documenti e memorie che hanno convinto il magistrato dell’insussistenza di reati.