Intende la Conifa European Football Cup, l’Europeo fra gli Stati non riconosciuti (Stati de facto, territori contesi, regioni culturali, repubbliche separatiste): l’edizione 2017 si sta disputando in questi giorni a Cipro del Nord, repubblica autoproclamata nel 1983, e la sua Padania è la favorita numero uno. Due vittorie su tre nel girone eliminatorio (1-0 all’Isola di Man, 1-1 con la Terra dei Siculi di Transilvania, 2-0 all’Alta Ungheria). Ora siamo alla fase a eliminazione diretta, l’obiettivo è arrivare fino in fondo. «La settimana scorsa mi chiama un mio ex compagno, Tignonsini, e mi dice: senti, ti va di giocare con la Padania? Ho riso per venti minuti. Lui zitto. Lì ho capito che faceva sul serio. E ho accettato, spero solo mi passi il febbrone, la finale non voglio perdermela. Voglio vincere anche perché è un bel messaggio per i miei figli che sono tutti nati a Brescia. Ho pensato che lo sport serve a questo, a unire». Anche perché i tempi sono cambiati, non c’è più Borghezio che voleva ingaggiare Balotelli «anche se è scurettino» (un paio d’anni dopo però è arrivato il fratello, Enock, non la stessa cosa) e da qualche anno la Lega non passa più un soldo: «Roba da pirla, se la facciano loro» ebbe a dire il segretario del Carroccio, Salvini, evidentemente convinto che il movimento non abbia più bisogno di quel tipo di traino pubblicitario.
Oggi il club rinato da quelle ceneri ha abbattuto le spese pazze dei tempi gloriosi di Bossi e del Trota – quando certe spedizioni finanziate da Via Bellerio costavano anche più di 100mila euro – e si arrangia da solo con gli sponsor privati. Nel novembre del 2013 ha pure cambiato il nome: non più Associazione Sportiva Dilettantistica Padania ma Padania Football Association e ora il c.t. è Arturo Merlo. Spiega il presidente Fabio Cerini, di Acqui Terme: «Oggi la Nazionale della Padania vuole essere un modello di integrazione, oltre a Marrazzo c’è anche un ragazzo albanese. La politica non c’entra più, non è più importante, tra di noi c’è anche gente di centrosinistra, le idee non contano, conta giocare». «A me della politica non importa nulla – chiude Carminator – Io voglio solo vincere la coppa per i miei ragazzi».
Fonte Corriere della Sera