È notizia rilevante che il Consiglio dei Ministri il 9 giugno scorso ha approvato provvedimenti importanti per il Paese e, tra questi, ha dato il via libera al decreto legislativo sul “reddito di inclusione”, al “decreto Sud” per i giovani meridionali e per la nascita delle “Zone Economiche Speciali” (ZES).
Dal 1 gennaio 2018 circa 660 mila famiglie usufruiranno di un sostegno dallo Stato compreso tra un minimo di € 190 mensili per una sola persona a un massimo di 485 euro mensili per un nucleo con 5 o più componenti, anche se possessori di casa propria e con un patrimonio immobiliare inferiore a 20mila euro.
I beneficiari del (ReI) reddito di inclusione dovranno avere un valore ISEE non superiore a 6mila euro e, nella fase di prima applicazione, sarà data precedenza ai nuclei familiari con figli minorenni o disabili, donne in stato di gravidanza o disoccupati ultra cinquantenni.
Il reddito di inclusione prevede anche che vi sia una valutazione del bisogno del nucleo familiare e sarà accompagnato da un “progetto personalizzato” volto al superamento della condizione di povertà e all’inserimento o reinserimento lavorativo con l’impegno a svolgere specifiche attività da parte dei componenti il nucleo familiare.
Avrà durata di 18 mesi e, dopo un intervallo temporale di 6 mesi, potrà essere nuovamente richiesto. Sicuramente in fase di prima attuazione vi saranno ulteriori dettagli per comprendere a fondo le diverse casistiche che si possono presentare. Per leggere il comunicato del Consiglio dei Ministri cliccare su comunicato stampa n. 33.
Decreto Sud. Il Governo ha approvato un decreto legge per dare una spinta alla crescita economica del “Mezzogiorno” d’Italia. Si dà seguito al precedente Decreto Legge 29 dicembre 2016, n. 243 che reca misure urgenti volte ad affrontare situazioni di criticità presenti nel Mezzogiorno d’Italia.
In particolare il D.L. 243/2016 contiene misure dirette a contemperare le esigenze di tutela occupazionale con quelle di salvaguardia ambientale e di prevenzione e monitoraggio della vivibilità in aree del Mezzogiorno aumentando gli incentivi agli investimenti industriali.
Con il recente provvedimento, approvato il 9 giugno, si vuole incentivare nuova imprenditorialità e innovare con misure di semplificazione e velocizzazione investimenti, pubblici e privati, nel Mezzogiorno.
La misura “Resto al sud” offre sostegno alla nuova imprenditorialità con prevalenza giovani meridionali di età compresa tra 18 e 35 anni o con donne senza limite di età che creeranno piccole imprese.
L’aiuto si pone a supporto delle altre agevolazioni nazionali ed è diretta a coloro che non dispongono di mezzi propri per avviare un’attività propria nell’ambito della produzione di beni nei settori dell’agricoltura, dell’artigianato e dell’industria o anche nell’ambito della produzione di beni nei settori dell’agricoltura, dell’artigianato e dell’industria, ovvero, relativa alla fornitura di servizi, con una dotazione di 40mila euro.
Il 35% sarà erogato a fondo perduto, con esclusione delle consulenze, con la possibilità di azioni di accompagnamento nelle fasi di sviluppo del progetto imprenditoriale da parte di enti pubblici e non, opportunamente accreditati.
Il finanziamento residuale, rispetto alla quota di contributo a fondo perduto, sarà a tasso zero ed erogato tramite il sistema bancario, con il beneficio della garanzia pubblica, attraverso apposita sezione del Fondo di Garanzia per le PMI. E’ utile leggere il sito di Invitalia “Nuove imprese a tasso zero” e la tabella delle “Attività e spese ammissibili” per avere un quadro d’insieme delle possibilità per fare impresa.
Il decreto legge contiene anche una misura di grande rilievo strategico. Istituisce le Zone Economiche Speciali (ZES).
Già nella proposta di legge del 3 agosto 2015 si prevedeva la nascita delle ZES. Dalla lettura della suddetta proposta di legge è possibile leggere il significato, della loro finalità e della loro importanza per il Paese.
Si legge, infatti, che le “ZES” sono delle zone speciali (zone franche di seconda generazione) all’interno di un territorio nelle quali alcuni strumenti di politica commerciale, come ad esempio i dazi, sono eliminati insieme ad altre imposte, come l’imposta sul valore aggiunto (IVA), e sono ridotti i requisiti burocratici (e i tempi) necessari per fare impresa: tutto ciò nella speranza di attrarre nuove aziende e nuovi investimenti dall’estero, soprattutto investimenti diretti esteri, i quali hanno come caratteristica principale quella di essere investimenti a medio e a lungo termine e a basso grado di liquidità (quindi in linea teorica portatori di sviluppo e di conoscenza), a differenza degli investimenti di portafoglio (investimenti esteri indiretti), che possono essere anche a breve termine e quindi potenzialmente con mero carattere speculativo.
In genere tale politica si applica a territori depressi all’interno di uno Stato in modo da incentivarne lo sviluppo economico e sociale, in particolare nel caso di zone di confine o di infrastrutture strategicamente importanti per l’economia (e non solo) di un Paese, come ad esempio i porti. La loro istituzione è economicamente, socialmente e culturalmente conveniente per il Paese”.
Per leggere del regime fiscale, agevolazioni e benefìci alle imprese delle ZES cliccare su: proposta di legge. Bisognerà comunque attendere note esplicative e di attuazione per approfondirne i contenuti, l’applicabilità e le modalità operative. Le ZES prenderanno corpo su iniziativa delle regioni meridionali che ne faranno richiesta con adeguato progetto di sviluppo.
La Regione Campania è già pronta. Infatti con comunicato n. 433 del 13 dicembre 2016 la Giunta della Regione Campania ha approvato il documento di base, per l’istituzione della Zona Economica Speciale dei Porti e delle aree retroportuali di Napoli e Salerno e dell’area di Bagnoli. Delibera della Giunta regionale n. 720 del 13 dicembre 2016,
È possibile leggere anche il documento di base, della proposta di individuazione di una zona economica speciale in regione Campania. Documento di base.
Nel documento di base si legge, tra l’altro: “A tal proposito si segnala che la Regione Campania ha messo a punto una serie di misure volte a favorire lo sviluppo imprenditoriale dell’intero territorio campano che andranno ad amplificare l’effetto moltiplicatore degli interventi specifici che verranno previsti per le ZES.
Trattasi di misure in parte già avviate concernenti la decontribuzione dei nuovi assunti, il credito di imposta agli investimenti, l’efficientamento energetico, l’infrastrutturazione delle Aree Pip, il cofinanziamento di Contratti di Sviluppo nonché di altre misure in corso di perfezionamento”.
Per esaminare il cartografico della proposta di zona economica speciale della Regione Campania cliccare su: Cartografico.
Prima di chiudere una breve considerazione. Alcuni provvedimenti legislativi (condivisi o meno e, quindi, con il rispetto del pensiero di tutti) non vengono fuori per “magia” dai bilanci dello Stato, ma sono frutto di una attenta strategia di politica economica e della valutazione delle priorità presenti in quel particolare momento storico economico del Paese.
Luca De Franciscis
dottore commercialista
Le cosiddette Zes sono state istituite per favorire lo sviluppo delle regioni meridionali. Nobile finalità! Poi però in Campania la provincia di Benevento, una delle ultime d’Italia per reddito ed occupazione e secondo altri indicatori statistici, è stata esclusa. Appare una decisione priva di buon senso. Assolutamente priva di buon senso. Sono state favorite, al solito, le aree costiere dove si ” assiepa” l’80% della popolazione campana. La decisione è ovviamente frutto di una congettura politica che, al di là del buon senso, perde di vista lo scopo principale della legge sulle ZES. È sempre il solito schifo….