Coinvolti anche tre minori. Quasi quaranta i casi scoperti dagli inquirenti della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere per un profitto illecito di oltre 40mila euro consistente soprattutto in soldi e gioielli; coinvolti anche tre minori, che avevano ruoli esecutivi, e la cui posizione è stata stralciata ed è al vaglio della Procura dei Minori di Napoli.
Scarsa la collaborazione delle vittime, che non hanno denunciato più spesso per vergogna; il Procuratore Maria Antonietta Troncone, nel corso della conferenza stampa convocata per illustrare i dettagli dell’operazione, ha così lanciato un appello: “Non vergognatevi di quello che è successo e non abbiate remore nel denunciare. Abbiate fiducia nella magistratura e nei carabinieri. Con questi arresti non pensiamo comunque di aver arginato il fenomeno perché è vasto”.
A capo del gruppo, hanno accertato gli inquirenti, c’erano i fratelli Vincenzo e Gennaro Varriale, cui vengono contestate in totale 39 truffe (rispettivamente 33 il primo, 6 il secondo), Vincenzo Giannetti (13 truffe) e Ciro Ruggiero (26 truffe). Collaudato il modus operandi, emerso negli ultimi mesi in seguito ai cinque arresti in flagranza effettuati dai carabinieri, che sono riusciti ad evitare che alcuni raggiri venissero consumati.
Le vittime venivano seguite dai membri del gruppo che ne studiavano così le abitudini e le relazioni con parenti e vicini; la fase successiva consisteva nel mettersi in contatto con la vittima designata.
Il truffatore si spacciava per nipote dell’anziano, cui chiedeva di preparare dei soldi perché di lì a poco sarebbe arrivato un corriere per la consegna di un prodotto da pagare. Emblematica una telefonata intercettata dai carabinieri guidati dal capitano Andrea Cinus.
“Nonna – diceva il truffatore – preparami 1500 euro, quindici volte 100” specificava l’uomo visto che l’anziana non aveva sentito bene. “Non ce li hai? Allora prendi tutti gli oggetti d’oro che quelli vengono a prenderseli; poi oggi passo io, do i soldi e mi riprendo i gioielli”, aggiungeva.
Dopo questa prima telefonata, arrivava poco dopo quella del falso corriere espresso, ovvero un altro componente del gruppo che carpiva in tal modo l’indirizzo preciso e si presentava a casa della vittima consegnando un pacco contenente solitamente bagnoschiuma, calzini, o prodotti informatici come il mouse.
In altre circostanze alle vittime sono state fatte richieste di denaro fino a 3000 euro; è inoltre emerso che gli indagati sono stati in grado di sospendere temporaneamente il traffico telefonico delle vittime per evitare che avvertissero altri parenti.
Nei mesi scorsi, a gennaio, rimase vittime della truffa anche la 79enne vedova dell’ex sindaco di Pagani (Salerno) Marcello Torre, ucciso dalla camorra nel lontano 1980.
Fonte ANSA
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