Perché, dopo i mesi invernali passati in fredde aulette con, addosso, sciarpetta e cappottino, finalmente ci era consentito di uscire nel grande giardino della scuola per giocare, prendere il sole e per vedere le prime rondini. Ci dicevano: “vedete le rondini? Portano la primavera”. E noi felici a seguirle nel cielo più azzurro.
Così, per anni, siamo rimasti convinti che senza rondini non avremmo mai avuto la bella stagione e, per anni, abbiamo fatto a gara con i compagni a chi le scorgesse per primo.
Oggi, nessuno pensa più alle rondini, che forse frequentano altri luoghi, e l’arrivo della “bella” stagione trova nuovi riferimenti che si presentano con la stessa puntualità e, magari, con maggiore regolarità.
Infatti, per capire che è davvero iniziata la “bella” stagione basta aprire un giornale e leggere le notizie degli ingorghi infernali sulla costiera amalfitana con, a collaterale, le solite interviste a politici, economisti, tecnici, imprenditori e tuttologi sulle soluzioni da adottare per evitare il ripetersi del fenomeno.
Il rituale ha trovato conferma anche quest’anno e, anche quest’anno, abbiamo letto le proposte di allargamenti, di qua e di là, di trapanazioni, di sotto e di sopra, di tagli, a destra e a sinistra, con l’unico obbiettivo di consentire il flusso ed il deflusso di autovetture, autobus, pullmini, camion, motociclette, biciclette, carretti, carrettini e tricicli.
E l’unico parcheggio in Costiera, degno di questo nome, è il Luna Rossa di Amalfi.
Stupisce, ancor più, la disattenzione perché riteniamo sia ormai noto a tutti che i peggiori ingorghi sono causati proprio dalle soste indisciplinate delle auto lungo le strade, in prossimità delle curve o delle strettoie. Dappertutto.
In tale situazione, ormai storica, suggerire soluzioni per facilitare gli accessi con i mezzi privati equivale ad indirizzare i turisti verso l’inferno.
Ci viene di pensare, come esempio, a quanto accade in mare con le tonnare “di andata”, nelle quali le prede corrono veloci lungo i larghi corridoi delle reti per finire nella camera della “mattanza” ed essere arpionate dai tonnaroti sotto le direttive del capo-pesca, il Rais.
Che, in terraferma, è rappresentato dal vigile, che irroga le multe, dai parcheggiatori privati, che praticano esose tariffe, e, talora, da altri viaggiatori con i quali si ingaggiano duelli, auspicabilmente verbali, per presunti o effettivi diritti di precedenza.
Se crudele, cinica, sanguinaria e orribile è la pratica della mattanza, egualmente crudele, cinica, sanguinaria e orribile è la proposta di chi affronta il problema offrendo soluzioni micidiali.
Noi abbiamo un debole per la Costiera.
Abbiamo avuto la buona sorte di frequentarla quando si andava con la 500, scoprendola in ogni suo angolo, ogni anfratto, ogni cala, ogni fiordo, ogni spiaggia, ogni stradina, ogni scalinatella, ogni giardino, muovendoci lentamente e fermandoci, di tanto in tanto, ad ammirare dall’alto il fine lavoro di scalpello e martello di Chi (chiunque sia stato) ha voluto consegnarci un ambiente fantastico, dove perderci nell’infinito del mare, nell’azzurro del cielo, nei tramonti di fuoco.
La Costiera è bella perché è così, perché è tortuosa, sinuosa, imprevedibile, incredibile, difficile e anche ostile, perché chiede impegno, sacrificio, pazienza, passione.
Noi ci sentiamo fortunati perché chi ci ha preceduto ne ha preservato i caratteri distintivi e l’ha resa ancor più fantastica con insediamenti da fiaba, con i terrazzamenti impossibili, con l’architettura da presepe, con i colori del sole e del mare, con le stradine ripide e strette.
Noi pensiamo, perciò, che sia nostro fermo dovere rispettare il vincolo generazionale e trasferire il territorio alle future generazioni apportando solo quei ritocchi e quegli adeguamenti resi necessari dalle mutate condizioni di vita.
Senza stravolgere, senza distruggere, senza demolire, senza deformare, senza alterare.
Il problema della “invasione” dei turisti è presente in molte altre parti della nostra Italia, come a Venezia, nelle Cinque Terre o a Portofino, eppure non ci sembra che qualcuno abbia proposto di “asfaltare” il Canal Grande o di trapanare le montagne per far parcheggiare a Riomaggiore.
Perché mai, da noi, si riesce solo a formulare le solite proposte stantie, invasive e, per di più, sempre molto costose?
Siamo in grado di adottare soluzioni che, al pari delle foto della Costiera, facciano il giro del mondo?
Se la Costiera è di tutta l’umanità, e lo è, ognuno ha il diritto di accedervi, ma non necessariamente con il proprio mezzo privato.
Allora:
– si organizzi un trasporto via mare veloce ed efficiente che, da inizio marzo a fine ottobre, con cadenza oraria nei periodi di punta, unisca ogni Centro partendo dalla nostra Città ove il parcheggio delle auto potrebbe essere incentivato con tariffe ridotte (come a Napoli per chi va a Ischia),
– si individui la dimensione ideale degli autobus per altezza, lunghezza e larghezza, e si imponga il loro uso, con motori ibridi o elettrici, individuando aree di interscambio a Vietri, da un lato, e a Sorrento, dall’altro, ove far sostare gli autobus ordinari ed effettuare il trasbordo dei passeggeri,
– si consenta il noleggio di auto o mini-auto ibride o elettriche in tutti i Centri per favorire l’autonomia dei movimenti a chi soggiorna in uno di essi e vuole visitare gli altri,
– si organizzino navette “circolari”, continue ed a basso costo, utilizzando mini-autobus e vetture, magari col tendalino (come a Capri), rigorosamente con motori ibridi o elettrici, per collegare i diversi Centri,
– si realizzino trenini a cremagliera, rampe o scale mobili per i collegamenti in verticale ed evitare l’uso dell’auto per scendere al mare o salire in collina,
– si rivitalizzi, con queste finalità, la cava di Erchie, sventando ogni scellerato progetto edilizio.
– si concedano incentivi ai residenti per la sostituzione dei macchinari inquinanti, comprese le auto, con nuovi macchinari ibridi o elettrici,
– si costruiscano, comunque, parcheggi pubblici interrati, ove possibile, per accrescere la disponibilità dei posti auto.
Di possibili soluzioni potremmo parlare ancora.
Tutte inderogabilmente “verdi”, non invasive, non distruttive e di costo estremamente più contenuto rispetto ai progetti faraonici immaginati.
Ma, soprattutto, che non compromettono gli equilibri così faticosamente raggiunti, espressione della “profonda” cultura di coloro che, pur privi di ogni attuale nostra conoscenza, avevano tuttavia le coscienze ed i sentimenti per capire che quel territorio, così forte, arduo e difficile, doveva essere abitato rispettandone le forme, le pieghe, le curvature ed adeguando ad esse i propri insediamenti urbani.
Che, oggi, lasciano intatto il fascino dei luoghi ai viaggiatori che vengono per collegarsi con l’Universo.
Utilizziamo l’occasione, dunque, per fare della Costiera un unico Parco Verde, il “primo parco verde d’Italia”.
Perché la Costiera non è una spiaggia per un bagno di mare, è un angolo di Paradiso per un bagno di “cultura”.
Chi ama la Costiera per ciò che è, ne è perfettamente consapevole.
Facciamolo capire a chi la ritiene un luna park.
Legambiente, Italia Nostra e altre Associazioni: battete un colpo!
La Costiera deve essere amata.
Associazione “IO SALERNO” – Officina di Pensiero