Ciro morì dopo 50 giorni, trascorsi nel reparto di Rianimazione dell’ospedale Gemelli. La sentenza di primo grado contro De Santis, giunta nel 2016, ha stabilito una pena a 26 anni.
Il 27 giugno prossimo ci sarà il processo d’appello, per il quale è stata chiesta una riduzione della pena a 20 anni per colui che è stato individuato come responsabile. Una richiesta contro la quale oggi in tanti, in corteo a Napoli, hanno detto no. L’Associazione Ciro Vive, voluta dalla madre Antonella, ha organizzato una marcia che ha sfilato per le strade della città fino alla Prefettura.
“Non ci sarebbe dovuta essere alcuna marcia – dice oggi mamma Antonella – così come non avrebbe dovuto esserci la mia esposizione mediatica in quei primi giorni, quando si cercava di infangare il nome di mio figlio e tutta la città”. La richiesta di Antonella Leardi e delle persone che oggi hanno sfilato per le strade della città “è la stessa che da sempre facciamo con grande umiltà: giustizia e verità”.
“Una giustizia che non vuole arrivare, che ora vuole essere cambiata, e una verità che è stata sempre occultata”, dice la mamma di Ciro. Ad aprire la marcia lo striscione “Verità e giustizia per Ciro”, con la sua foto. In prima fila ci sono i bambini. E poi altri slogan “La legge dovrebbe essere uguale per tutti? Quindi perché ridurre la pena a una persona che ha compiuto un omicidio?
La legge esiste sì o no?”. Non si sente sola, Antonella, “ci sono tante persone intorno a me, in questa battaglia, tutte hanno sposato la causa della non violenza”. “Mi sento sbandata – racconta – perché è ovvio che una mamma, una persona, che si sente dire, dopo tre anni, che non sussistono futili motivi per l’omicidio del proprio figlio si senta così. Chiunque, al mio posto, si sentirebbe così”.
La richiesta del pg Vincenzo Saveriano, nel corso dell’udienza del processo d’appello, è una riduzione di pena da 26 a 20 anni per l’ultrà romanista, escludendo l’aggravante dei futili motivi.
“Ci sono le parole di Ciro, lui dice che erano in tanti ad essere scesi con i caschi. Ci sono i video in cui si vedono i petardi che sono stati lanciati – afferma la madre – Scusate ma a cosa serviva un video in cui si vedeva la mano di Daniele de Santis con la pistola mentre spara?”. “Sono tre anni che ancora non riesco a mettere la testa sul cuscino di mio figlio – conclude – e piangere”.
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