Tremenda e dolorosa è la pesca dal punto di vista dei pesci: le convulsioni dell’animale, che in un ambiente estraneo e irrespirabile si dimena in preda alla sofferenza e all’asfissia, sono la più palese manifestazione di dolore.
L’amo, che viene estratto dalla bocca del pesce e che lacera anche parte della testa, è paragonabile ad un arpione conficcato nella bocca di un uomo che, brutalmente estratto, gli fracassa mandibole, fronte e cervello.
Sebbene gli organizzatori abbiano dichiarato nel loro comunicato che è previsto il “rilascio immediato di tutte le prede catturate, garantendo la sopravvivenza degli amici pinnuti e la salute della fauna e flora del nostro splendido litorale”, quasi come atto di profonda clemenza, riportiamo le parole di Wikipedia, in merito alle pratiche del No-kill e Catch&Release in questa tipologia di pesca: “una percentuale non bene identificata delle catture può riportare ferite tali da causarne la morte per via dell’impossibilità ad alimentarsi”. Inoltre, quando i pesci vengono tormentati e costretti a lottare fino all’esaurimento, sono poi incapaci di muoversi per diverse ore dopo la cattura ed il rilascio. Durante questo periodo di tempo saranno a rischio di attacchi di predatori o di ferite provocate da oggetti inanimati presenti nell’ambiente.
Contrari ad ogni forma di sfruttamento degli animali, al loro uso/abuso, che parte dall’alimentazione, passando per l’abbigliamento fino ad arrivare a questa forma di “svago”, in quella che viene definita “pesca sportiva” gli attivisti ritrovano una delle massime espressioni di sopruso a danno degli animali.
Stupisce e sconcerta la cecità e l’indifferenza dell’uomo nei confronti della vita e della sofferenza degli altri, la sua capacità di infliggere tale crudeltà, per di più solo per sadico divertimento, ad un essere senziente in grado di provare dolore e paura proprio come noi.
Contemporaneamente gli animalisti chiedono all’amministrazione comunale, che con recenti integrazioni al già esistente Regolamento di Tutela degli Animali ha dimostrato maggiore sensibilità a queste tematiche, di seguire l’unica direzione in sintonia con una società che si autodefinisce civile, ovvero di non concedere più né l’autorizzazione né il patrocinio a questo genere di eventi, che nulla hanno di culturale e sono invece manifestazione di violenza dell’uomo sulle altre specie.
Come dichiarò Enzo Maiorca, recordman dell’immersione in apnea: “I pesci non gridano: appartengono ad un mondo diverso dal nostro. Dovremmo imparare a parlare dei pesci come di entità viventi. Se potessimo sentire il loro grido di dolore, sono convinto che smetteremmo di mangiarli”.