“Tengo tantissimo – ha detto – a questo premio. Al di là del mio attaccamento personale (la prima volta nel 1999, ndr), credo che sia un evento in grado di essere ancora oggi un grande trampolino per tanti giovani. Il linguaggio della comicità è cambiato e si deve guardare non solo alle tavole del palcoscenico, ma anche al web. Io sono convinto che questo premio possa diventare sempre di più internazionale, guardando anche ai nuovi linguaggi. Quando ero giovane ero abituato a sentirmi dire che la felicità era dietro l’angolo, peccato che non succedeva mai niente. Ma vuoi vedere che ho preso una rotatoria? mi dicevo. Quella rotatoria mi ha portato al premio Charlot”.
Nei confronti del direttore artistico Claudio Tortora, che ha definito “il figlio di Charlot”, Siani prova una “grande riconoscenza mista alla consapevolezza di sapere che su quel palco si sono avvicendati grandi nomi. Ed è per questo che deve diventare un evento annuale”. Più che di una vera e propria direzione artistica al Premio Charlot, Alessandro Siani parla di “un sostegno che ci vuole per tante cose belle che possono nascere in questa regione. Se io posso dare un minimo di contributo mi sembra una cosa giusta”.
“Far ridere in questo momento sembra quasi fuori luogo per le tante cose brutte che succedono, ma nei momenti difficili l’importanza della comicità è fondamentale, ancora oggi la risata è necessaria per non pensare alle cose brutte. Noi – ha concluso – dobbiamo stare in bilico tra l’essere e il malessere. Il nostro ruolo è quello di far ridere e al contempo far riflettere”