“La misura cautelare ai domiciliari disposta dal gip – ricorda l’avvocato della famiglia Dilillo, Michele Tedesco – è subordinata all’applicazione del braccialetto”. Solo quando sarà nella disponibilità delle forze dell’ordine, Diele potrà lasciare la Casa circondariale di Salerno per raggiungere l’abitazione romana della nonna.
Attualmente l’attore 31enne è rinchiuso in una cella del reparto transito del carcere di località Fuorni, che divide con altri tre detenuti. “Ho avuto modo di incontrarlo – ha detto all’ANSA il direttore della casa circondariale salernitana, Stefano Martone – è una persona provata da quello che è successo e da quello che ha determinato, lucida però e presente a se stessa”.
L’attore è accusato di omicidio stradale aggravato per la morte di Ilaria Dilillo, sbalzata dal suo scooter dopo essere stata travolta dall’auto guidata dal 31 enne nella notte tra venerdì e sabato.
Capece (Sappe): braccialetti insufficienti
“Non c’era bisogno della mancata scarcerazione di un detenuto eccellente per sapere che le dotazioni dei braccialetti per il controllo dei detenuti ammessi ai domiciliari – costati allo Stato fino ad oggi 173 milioni di euro! – è largamente insufficiente rispetto alle reali necessità. Questo il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE lo denuncia da tempo, ma se riguarda la mancata scarcerazione di migliaia di “poveracci” e di “signor nessuno” la cosa non fa notizia”.
Lo dichiara Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, commentando alcuni articoli di stampa odierni.
“Il paradosso più evidente è che i Ministeri di Giustizia e Interno hanno speso 110 milioni di euro in 10 anni per pochissimi braccialetti, mentre ora che ve n’è una primaria necessità – con la messa in prova ed il potenziamento del ricorso alla misure alternative alla detenzione – non ne sono stati acquistati a sufficienza.
E le carceri restano piene di persone che invece potrebbero da subito scontare la pena sul territorio. Il dramma di questo Paese è che nessuno mai paga per questi sprechi e per questi errori. E le emergenze e le tensioni nelle carceri persistono, come sanno bene le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria che con esse convivono tutti i giorni, 24 ore al giorno…”.
Capece rilancia la proposta di affidare al Corpo di Polizia Penitenziaria i controlli dei detenuti ammessi agli arresti domiciliari, ora di competenza di altre Forze di Polizia: “Serve un adeguato incremento di organico del Corpo per favorire proprio il potenziamento dell’impiego di personale di Polizia Penitenziaria nell’ambito dell’area penale esterna.
Per il SAPPE è fondamentale potenziare i presidi di polizia sul territorio – anche negli Uffici per l’Esecuzione Penale esterna: potenziamento assolutamente indispensabile per farsi carico dei controlli sull’esecuzione proprio dei permessi premio, delle misure alternative alla detenzione, sui trasporti dei detenuti e sul loro piantonamento in ospedale. La sicurezza dei cittadini non può essere oggetto di tagli indiscriminati e ingiustificati ma non può essere messa in condizione di difficoltà se non si assumono gli Agenti di Polizia Penitenziaria”.