La bambina soffriva di una cromosomopatia, una malattia genetica complessa.
“Era in una condizione di estrema fragilità – spiega a Repubblica Alberto Villani, primario di Pediatria all’ospedale pediatrico romano e presidente della Sip, la società italiana di Pediatria – ma se non avesse preso il morbillo forse non sarebbe morta. E infatti è purtroppo deceduta proprio per le conseguenze del morbillo, che ha innescato una insufficienza multiorgano. Abbiamo tentato di tutto”.
I bambini con situazioni complesse sono anche quelli che vengono vaccinati meno, nonostante il loro rischio di ammalrsi sia di 4-5 volte maggiore rispetto ai bambini sani. “Molti bambini fragili per vari timori non vengono vaccinati – continua Villani – ma in realtà soltanto in rari casi di immunodeficienza il vaccino è sconsigliato: bambini oncologici, con patologie intestinali come Crohn o rettocolite ulcerosa, trattate con terapia immunosoppressiva, o altre malattie trattate allo stesso modo, quindi patologie reumatiche, asma grave, trapiantati.
E nei casi di malattie immunitarie acquisite o complesse. Negli altri casi, con attenzione, si può procedere alla vaccinazione, che anzi è protettiva. La bimba morta era certamente in una condizione di fragilità, ma senza il morbillo probabilmente non sarebbe morta”.
Tutto è iniziato lo scorso 14 aprile quando la piccola ha iniziato a manifestare i sintomi del morbillo. Cinque giorni più tardi, il ricovero al Bambino Gesù. «La paziente è stata ricoverata in Terapia intensiva – spiega il professor Alberto Villani, primario di Pediatria del nosocomio romano nonché presidente della Società italiana di pediatria – ed è purtroppo morta il 29 aprile. Il decesso è avvenuto per insufficienza multiorganica». Il virus del morbillo, infatti, a causa della fragilità della piccola aveva gradualmente intaccato diverso organi come i polmoni e i reni.
«La paziente – aggiunge Villani – soffriva di una malattia genetica e il suo quadro sindromico era molto delicato; quello che possiamo augurarci è che cambi la cultura sanitaria verso le vaccinazioni». Non è chiaro se la famiglia avesse preferito rifiutare il vaccino (diviso in due dosi, la prima da effettuare a 13 mesi) per motivi legati alle condizioni cliniche della piccola. «Certo è – prosegue il primario del Bambino Gesù – che se la piccola fosse stata vaccinata non avrebbe contratto la malattia».
«Al Bambino Gesù fino al 31 maggio scorso – conclude Villani – ci sono stati 130 casi di morbillo tra cui, due encefaliti. Lo scorso anno, nello stesso periodo, i casi si fermavano a 5».