I due piccolissimi pazienti, di soli tre mesi di vita, affetti da una rara patologia agli occhi , se non operati correttamente e tempestivamente, avrebbero avuto di sicuro disabilità invalidanti fino alla cecità.
Gli interventi, estremamente complessi, sono stati eseguiti dal prof. Adriano Magli, noto oculista pediatrico di indiscussa fama e dalla sua équipe multidisciplinare del Ruggi: l’oculista dott.ssa Elisabetta Chiariello Vecchio, gli anestesisti dott. Domenico Sofia e Gaetano De Angelis, il dott. Luca Rombetto e il dott. Flavio Gallo, specializzandi in formazione esterna dell’Università di Napoli e di Cagliari, l’infermiera di sala operatoria Stefania Guariglia e con il supporto di tutto il personale infermieristico del reparto di chirurgia pediatrica.
Non è la prima volta che al Ruggi di Salerno il Prof. Magli opera bimbi in così tenera età e con patologie così importanti, ma l’eccezionalità dell’intervento consiste nell’aver operato in contemporaneità entrambi gli occhi.
In effetti nei casi di cataratta congenita bilaterale, come spiega il professor Magli, si può considerare l’intervento bilaterale simultaneo, atteso che tale approccio riduce in modo significativo il rischio di occhio pigro e soprattutto il rischio anestesiologico con ricadute positive anche sul contenimento dei costi di gestione del paziente.
L’approccio simultaneo potrebbe tuttavia comportare quale grave complicanza post-operatoria l’endoftalmite ma uno studio scientifico pubblicato dal prof. Magli e dai suoi collaboratori nel 2009 ha rilevato come, in 40 pazienti operati tra il 1990 e il 2005 per cataratta congenita bilaterale, non si sia registrato alcun caso di infezione. Si comprende pertanto l’importanza di un approccio simultaneo bilaterale in casi di così estrema delicatezza.
Il susseguirsi di tecniche operatorie innovative e di tempestiva risoluzione, soprattutto su pazienti in così tenera età, fanno registrare una notevole presenza di bambini (circa il 30%) operati dal prof. Magli al Ruggi di Salerno provenienti da fuori regione testimoniando, ancora una volta, come anche patologie molto rare e complesse possano trovare adeguato trattamento nella realtà sanitaria salernitana.
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