Per il blasone, per lo spettacolo, per il ritorno in termini di immagine della città, per l’orgoglio di una tifoseria Salerno meriterebbe la serie A, certo, ma anche per quanto riguarda il budget da mettere in preventivo. Lotito e Mezzaroma al terzo anno di B sanno bene che ci sarà da triplicare gli sforzi economici, perché alla fine – spicciolo più, spicciolo meno – serviranno soldi veri e importanti per fare una squadra all’altezza del prossimo campionato.
In caso contrario si rischia una figuraccia. Consigliabile potenziare il settore giovanile, obbligatorio allestire una rosa di prima squadra affidabile ma soprattutto lunga, visto che si andrà ad affrontare un torneo infinito. In questo momento, insomma, la dirigenza granata è chiamata a programmare il futuro e scegliere gli obiettivi da perseguire non solo pensando a contenere i costi e le spese. Il grande colpo infiammerebbe la piazza, questo è ovvio, ma potrebbe risentirne e non poco il bilancio. Non è con i grandi nomi che si va in serie A ma neppure con le scommesse.
Serve il giusto mix. La Salernitana dovrà essere costruita su pilastri affidabili senza contare sullo zoccolo duro della squadra che si è piazzata poco dietro la zona play off. Senza Coda, Donnarumma con le spine Schiavi, Zito, Rosina, senza il portiere, con il dubbio Minala a centrocampo si riparte daccapo partendo da ingaggi non superiori a 160 mila euro. Cifre irrisorie in questa serie B con la Salernitana ancora alla ricerca della sua identità e dimensione.