Un anno di reclusione per «dichiarazione fraudolenta mediante artifici»: è la richiesta di condanna avanzata dalla Procura di Roma nel processo che vede imputati per un reato di natura fiscale Raoul Bova e la sua ex moglie Chiara Giordano. Pena leggermente più alta, 16 mesi di reclusione, è stata sollecitata nei confronti della sorella Daniela Bova.
Stando all’originaria ipotesi accusatoria, che la difesa contesterà nella prossima udienza, Bova avrebbe trasferito alcuni costi alla società che gestisce la sua immagine con un escamotage finanziario, finalizzato a eludere il fisco (con una presunta evasione di quasi 700mila euro tra il 2005 e il 2011) attraverso il pagamento di un’aliquota Iva più bassa.
«Le accuse mosse a Raoul Bova sono già state bocciate ben due volte da decisioni della Commissione Tributaria: un verdetto ha escluso che il contratto stipulato tra Bova a la società fosse fasullo, l’altro ha rilevato la correttezza delle fatture – ha detto l’avvocato Giulia Bongiorno, che difende l’attore – Siamo certi che il giudice penale boccerà per la terza volta queste accuse, che abbiamo smentito con ampia documentazione anche nella giornata di ieri»
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