Ecco il ricordo della madre di Salvatore Memoli
Improvvisamente mi accorgo che sono trascorsi dieci anni da quel drammatico 12 luglio in cui mia madre scomparve dalla nostra residenza. Erano le 10.30, non di più, di una giornata calda d’estate.La temperatura era molto alta e presumibilmente lei aveva notato dal terrazzo di casa che nella tenuta sottostante si verificavano cose non ordinarie, presenze non identificate di persone, certamente mai viste prima.
Uno dei due era Sonu, il ragazzo che allora aveva intorno ai 22 anni, quasi un ragazzino timido e sincero. Anche per lui il destino non é stato felice, meritava altro, come egli stesso desiderava. La vicenda della loro assenza e della scomparsa non è passata inosservata. La stampa ha dato il suo contributo alla diffusione della notizia che é stata alla ribalta dei media nazionali.
Tutti se ne sono interessati ed hanno contribuito a focalizzare i fatti, a cui purtroppo non ha fatto seguito una soluzione positiva. Perchè capitano queste cose non è facile capirlo e dare una risposta. Il mondo degli stranieri è circondato da interessi non sempre noti a tutti. Nel mio libro Fuori dalla clandestinità descrissi la condizione della Provincia di Salerno e della presenza invasiva di stranieri.
Accanto a questo fenomeno ne é nato un altro fatto dal mondo di chi ha sfruttato gli stranieri: gente delle loro etnie e italiani che hanno vissuto sulle attese di questi esseri umani, incapaci di rappresentarsi con una società complessa e altamente burocratizzata. Le presenze degli stranieri non sono mai state facili e tranquille.
Il fenomeno inizia con sbarchi clandestini o accessi condizionati da chi ne controlla i loro traffici. Il nostro tempo è uno scandalo per la mancanza di incisivi controlli sulle criminalità di settore. Mia madre è stata vittima di qualcosa molto più grande di lei, sebbene inconsapevolmente si sia trovata sulla scena di una vicenda che riguardava soltanto gli stranieri, regolazioni di conti tra loro.
Siamo sicuri che avrà visto persone e cose che non avrebbe dovuto vedere. Da quel giorno noi continuiamo le nostre ricerche. Abbiamo riguardo a chi l’ha fatto per suo dovere istituzionale ma le lancette della veritá sono ferme a quel giorno di dieci anni fa. Nessuna novitå, nessuna svolta che tranquillizza la nostra ansia. Soltanto da poco qualcuno parla di morte presunta. Una figura giuridica che serve ad altri per i loro tornaconti. Finchè non ci sarà restituito il corpo o resti di mia madre, per me è presunta viva e non può essere diversamente.
Dichiararla presunta morte vuol dire farle ancora del male, dopo averle tolto la sua libertà. A distanza di dieci anni sono ancora più convinto che nessuno può far scomparire nuovamente mia madre dalla nostra vita. Per noi è viva, per presunzione. Ad altri spetta darci prova del contrario.