Curiosi, cittadini e manifestanti, hanno dato il via ad un dibattito incentrato sul tema dell’emergenza idrica. «Un dibattito che mira a prevenire in futuro queste criticità – ha detto il professore Franco Ortolani, geologo dell’Università “Federico II” di Napoli – e a sensibilizzare, qualora venisse recepito il messaggio, le istituzioni su un tema delicato e complesso allo stesso tempo». Un confronto costruttivo sulle iniziative e le buone pratiche da attuare per uscire dalle politiche di emergenza che da anni caratterizzano il Paese per cominciare a mettere in campo una politica di pianificazione degli interventi necessari a medio e a lungo termine. «Ci vuole una forte partecipazione popolare per far presente a chi ci amministra l’importanza della tematica – spiega Ortolani – tutte le premesse per arrivare a questa crisi c’erano già da molti anni. Mi riferisco ad esempio alla secca delle sorgenti a causa della diminuzione della pioggia, una problematica che esiste almeno da un ventennio e prima o poi qualcosa sarebbe successo. La responsabilità – continua Ortolani – è di chi ha gestito la filiera dell’acqua, è inutile scaricare le responsabilità a destra ed a manca, tra comune, acquedotto ed altre parti in causa. Come cittadino io pago le tasse e devo avere una filiera tale, dalle istituzioni all’acquedotto, che non consente mancanze, che invece si verificano oggi e si sono verificate anche in precedenza».
Il Comitato Acqua Pubblica pone inoltre l’accento sulla necessità del cambiamento e di una forte discontinuità relativamente alla forma di gestione della risorsa acqua potabile e della depurazione delle acque reflue. «Bisogna gestire l’acqua delle piogge per non rimanere all’asciutto – spiega Ortolani – è una prospettiva che richiede impegno, intelligenza ambientale, trasparenza ma è possibile farlo. Una cosa che i nostri amministratori non conoscono è che esiste un’intersettorialità tra l’acqua. Ad esempio, l’acqua della sorgente in Campania non è solo quella che viene captata e portata nell’acquedotto ma è anche l’acqua che consente l’irrigazione di tutta la Piana del Sele. Abbiamo una economia diffusissima in tutta la Piana, che utilizza in questi giorni con la diga di Persano, l’acqua delle sorgenti che si trovano nella Valle del Sele e del Tanagro. L’acqua viene quindi usata per l’agricoltura, per l’industria e per l’uso potabile. I nostri amministratori fino ad ora, non l’hanno saputo ed è ora che comincino a pensarci». Sul tema dell’emergenza idrica, Ortolani è laconico: «In un mese e mezzo l’emergenza sarà cosa passata. La crisi, che interpreto come un cartellino giallo, si risolve con una pianificazione di interventi da mettere in atto negli anni così da evitare il cartellino rosso, ossia guai grossi».