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Corruzione: nei guai 12 dipendenti dell’Agenzia delle entrate

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Dodici misure cautelari nei confronti di altrettanti dipendenti pubblici in servizio all’Agenzia delle Entrate sono stare eseguite dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Caserta, nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere per i reati di truffa aggravata, corruzione, abuso d’ufficio e falso. Le misure sono state notificate nelle province di Caserta, Napoli e Frosinone.

L’inchiesta ha permesso di scoprire un presunto sistema corruttivo attuato da alcuni impiegati della Conservatoria di Santa Maria Capua Vetere che, in cambio di denaro, fornivano ai richiedenti certificazioni senza il versamento della relativa imposta di bollo e senza il passaggio per l’apposito sportello della ricezione pubblico.

Numerosi i professionisti coinvolti (avvocati, commercialisti, ingegneri, architetti, geometri, visuristi, impiegati presso studi notarili) delle Regioni Campania e Lazio.

Regnava una prassi di diffusa corruzione ambientale nell’Ufficio di Conservatoria dei registri immobiliari di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), di cui negli anni hanno beneficiato sia i dipendenti, che arrotondavano in nero di diverse centinaia di euro lo stipendio, che i professionisti.

Questi ultimi riuscivano ad ottenere i certificati immobiliari senza fare file, ad un costo inferiore fino alla metà, pagando i dipendenti che erogavano irregolarmente le visure. A far nascere l’inchiesta è stato un dipendente dell’ufficio che ha denunciato le pratiche illecite dei propri colleghi sfruttando l’istituto introdotto dalla Legge Severino come strumento anti-corruzione.

La sua denuncia anonima ha fatto dato il via a fine 2015 all’inchiesta della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere che ha portato all’esecuzione, su ordine del Gip, di 12 misure cautelari, che hanno praticamente quasi azzerato l’ufficio periferico dell’Agenzia dell’Entrate. Su sette dipendenti, tre sono finiti in carcere, uno ai domiciliari mentre un altro è indagato.

“Sarebbe opportuno che l’amministrazione tutelasse questo impiegato tenendolo all’ufficio di Santa Maria Capua Vetere, invece di trasferirlo”, ha commentato nel corso della conferenza stampa tenuta in mattinata il procuratore capo Maria Antonietta Troncone, che ha coordinato l’indagine realizzata dal sostituto Barbara De Ponte ed effettuata dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Caserta.

In cella sono finiti i responsabili dell’Ufficio, ovvero il funzionario capo Graziano Castaldo, di 57 anni, e i suoi stretti collaboratori Andrea Ventriglia di 62 anni e Raffaele Gagliardi di 64 anni.

“Grazie a questi extra posso pagarmi il mutuo” diceva Castaldo in una telefonata ad un collega intercettata dai carabinieri; extra che si aggiravano sui 5-600 euro mensili, visto che una singola operazione va dai 7 euro agli oltre 100 euro.

Ai domiciliari sono invece finiti l’altro dipendente Gennaro Marletta, di 66 anni, e il 56enne Nunzio Di Fuccia, fratello di un impiegato dell’ufficio, peraltro indagato, che entrava e usciva dalla Conservatoria come un normale assunto e aiutava i dipendenti a sbrigare le pratiche illecite.

Il Gip ha inoltre emesso le misure del divieto di dimora e del divieto temporaneo di esercitare l’attività professionale per altri sette indagati, tutti professionisti, in particolari geometri e dipendenti di studi notarili residenti in Campania e nel Lazio, che avevano quotidianamente a che fare con l’ufficio e sfruttavano la prassi illecita. In totale sono 35 gli indagati nell’inchiesta.

Determinanti per le indagini, oltre alle intercettazioni telefoniche, anche quelle ambientali, realizzate con una telecamera installata dai carabinieri nell’ufficio, da cui è stato possibile accertare il passaggio di danaro tra gli utenti e i dipendenti.

Ogni mese, è emerso, Castaldo e i collaboratori emettevano centinaia di visure ipotecarie o altre certificazioni immobiliari, tutte rigorosamente cartacee, in modo da poterle falsificare più facilmente; in particolare gli inquirenti hanno accertato un numero sproporzionato e anomalo di visure “ad uso ufficio” ed “esenti” rispetto al totale di quelle eseguite normalmente; qualche altro addetto riproduceva le immagini delle pagine dei registri riportanti i dati che gli interessavano, trasmettendole poi via mail o attraverso il cellulare; bastava chiamare il dipendente infedele per ottenere dopo poco il certificato a metà prezzo, tanto la prassi illecita era risaputa.

Quando si sono visti scoperti in seguito alle ispezioni della Direzione Centrale Audit dell’Agenzia dell’Entrate sollecitate dalla denuncia, gli addetti all’ufficio hanno provato anche a cancellare la varie tracce regolarizzando le visure emesse con altri moduli falsi; peraltro la prassi corruttiva è comunque proseguita, circostanza che ha indotto il Gip Sergio Enea a disporre su richiesta della Procura la carcerazione per i responsabili dell’Ufficio.

Fonte ANSA

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