Dopo essersi avvicinato al basket ai tempi del Liceo Classico “Flacco” di Potenza, ben presto Paternoster ha sentito che il suo destino sarebbe stato un altro: allenare è per lui praticamente una vocazione. Dopo i primi incarichi a livello giovanile, il corso da allenatore e l’esperienza maturata al fianco di Andrea Capobianco (oggi commissario tecnico della nazionale italiana femminile e al tempo già responsabile tecnico delle Squadre Nazionali Giovanili) come referente tecnico per la Basilicata, Paternoster ha poi maturato esperienze importanti a Battipaglia, a Molfetta, a San Severo.
Poi è iniziato il suo lungo matrimonio con Agropoli e la scalata fino alla Serie A2 (nel 2015/16 il tecnico lucano ha condotto i delfini prima alla Final Eight di Coppa Italia di A2 e poi al primo turno dei play off per la promozione in massima serie, niente male per una matricola). Il legame col sodalizio cilentano è durato per ben quattro anni, quattro anni fatti di gioie e dolori, di vittorie e forti emozioni.
Nella scorsa stagione, però, le strade di coach Paternoster e del Basket Agropoli si sono separate. L’allenatore potentino è stato messo sotto contratto dalla gloriosa Viola Reggio Calabria (sempre in Serie A2), ma le cose non sono andate per il meglio e per Paternoster è arrivato un immeritato esonero a poche giornate dal termine.
Ora per lui si presenta un’occasione importante dal punto di vista umano e professionali e il tecnico lucano è estremamente carico e non vede l’ora di cominciare.
– Come l’hanno convinta il patron Renzullo e il diesse Corvo ad accettare la loro proposta e a farla tornare a cimentarsi con la Serie B?
« É bastato davvero poco – ha affermato Antonio Paternoster –. L’entusiasmo, la professionalità e la grandissima voglia del presidente di avermi con lui in questa avventura, aggiunti all’esperienza ed alle capacità di Pino mi hanno convinto in un attimo».
– La B maschile in città manca esattamente da 10 anni, proverete a riaccendere l’entusiasmo degli appassionati salernitani?
«Questo è un punto fondamentale. Vogliamo provare a dare entusiasmo e far divertire dei tifosi ed appassionati che speriamo crescano di giornata in giornata, come auspico farà la mia squadra. Anzi, la nostra squadra».
– Ha vissuto una splendida avventura nella vicina Agropoli, la scalata fino alla A2, la Final Eight di Coppa Italia, i play off per la Promozione in A1… Qual è il segreto per vivere esperienze del genere?
«Segreti non ne esistono. Per ottenere risultati importanti occorre tantissimo lavoro, una società seria e con obiettivi precisi, una squadra pronta al sacrificio, una tifoseria che non faccia mai mancare il proprio sostegno. E, ovviamente, una buona dose di fortuna».
– Ai giocatori che comporranno il roster cosa chiederà in particolare?
«Chiederò loro innanzitutto di non sentirsi arrivati. Si deve e si può sempre migliorare attraverso il massimo impegno in ogni allenamento. E noi ci alleneremo tantissimo! Diventare squadra non è semplice ma sono sicuro che col lavoro quotidiano riusciremo a farlo nel modo migliore».
– Che tipo di pallacanestro le piacerebbe veder giocare alla sua squadra?
«Cercheremo di proporre un basket affascinante, emozionante, spettacolare – conclude il nuovo head coach della Virtus Arechi Salerno –. Vogliamo divertire e soprattutto divertirci. Le premesse sono più che positive. E sono convinto che avremo al nostro seguito dei tifosi calorosi e competenti. In poche parole non vediamo l’ora che la palla a due sia alzata».