“Un danno enorme per la biodiversità – spiega Salvatore Loffreda, direttore di Coldiretti Napoli e Campania – visto il ruolo fondamentale che le api hanno nell’ecosistema. L’incendio colpisce un comparto già fortemente messo in crisi dalla siccità. Non si è persa solo la produzione di miele e polline di quest’anno, bruciata insieme alle arnie, ma una così drastica riduzione di api mette in seria difficoltà anche quella del prossimo anno. Le api erano già in sofferenza per le scarse precipitazioni che hanno ridotto la disponibilità di fiori, con conseguenti interventi di sostegno con acqua e zucchero”.
La strage di api ha coinvolto anche i nuclei di fecondazione. L’azienda La Fattoria Biagino, uno dei maggiori produttori dell’area vesuviana, ha visto andare in fumo quasi 100 nuclei di riproduzione, vere e proprie casseforti genetiche su cui questi apicoltori lavorano da decenni, partecipando a convegni internazionali proprio sulla salvaguardia del patrimonio genetico. Le fiamme hanno distrutto le arnie anche nelle zone di Licola e ad Agnano, dove ad andare in fumo è stata la riserva naturale degli Astroni.
La tragedia delle api ha visto un impegno straordinario di uomini e mezzi. Tanti i volontari che hanno lottato tra le fiamme per salvare le api, patrimonio dell’umanità. Se l’ape scomparisse dalla faccia della terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita”, rammentava la nota frase attribuita ad Albert Einstein. Infatti, buona parte del cibo che consumiamo dipende, direttamente o indirettamente, dall’opera di impollinazione.
Ma le api possono ancora essere alleate dell’uomo nella ricostruzione del disastro ambientale. Può essere utile – propone Coldiretti – utilizzare gli sciami per il monitoraggio ambientale del Parco del Vesuvio tramite il Conaproa, così come già avvenuto nel casertano in collaborazione con la Facoltà di Agraria di Portici.
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