“Dopo la positiva esperienza dello scorso anno – dichiara il Presidente dell’ANICAV Antonio Ferraioli – anche quest’anno abbiamo accolto e condiviso la proposta del Sindacato di aprire la campagna di trasformazione del pomodoro in due aziende nostre associate. La partecipazione dei vertici istituzionali della Regione Campania rappresenta un importante riconoscimento al valore di uno dei principali comparti trainanti dell’economia nazionale e regionale. Il mio auspicio è che l’attenzione dimostrata oggi possa essere la base da cui partire per attuare un processo di collaborazione che porti al superamento di una “atavica” cultura anti industriale che ancora caratterizza alcuni apparati istituzionali.”
La Campania costituisce il maggiore bacino di produzione di pomodoro trasformato, sia per numero di aziende di trasformazione – su 110 stabilimenti operanti in Italia, 65 sono campani concentrati prevalentemente nelle province di Napoli e Salerno, dove sono presenti i principali gruppi del comparto agroindustriale non solo a livello nazionale ma anche comunitario – che per fatturato – circa 1,5 miliardi di euro su un fatturato nazionale di 3,1 miliardi – ed è da sempre leader nei derivati del pomodoro, primo fra tutti il pomodoro pelato, una produzione di pregio delle aziende per la cui valorizzazione e tutela, nelle scorse settimane, è stata presentata al MiPAAF e alle cinque Regioni interessate (Abruzzo, Basilicata, Campania, Molise e Puglia) domanda di riconoscimento di una IGP.
“L’iniziativa odierna testimonia il consolidato sistema di relazioni che nel corso degli anni la nostra Associazione è riuscita a costruire con i sindacati e le istituzioni sia a livello nazionale che regionale. – aggiunge il Direttore Generale di ANICAV Giovanni De Angelis – Il dialogo continuo tra tutti gli attori della filiera sarà fondamentale per giungere alla costituzione di un’Organizzazione Interprofessionale del pomodoro da industria nel Bacino del Centro Sud che potrà sicuramente contribuire a dare il necessario impulso al settore”.
Importante è l’apporto che il comparto dà all’occupazione regionale. Ogni anno, nel periodo di campagna, che dura in media 60 giorni, nelle sole aziende di trasformazione del pomodoro campane vengono avviati al lavorocirca 12.000 stagionali, a fronte di circa 20.000 impiegati a livello nazionale: la lavorazione del pomodoro pelato, infatti, tipica delle aziende del bacino meridionale, incide molto sul dato occupazionale in quanto necessita di un maggior utilizzo di manodopera altamente specializzata, in particolare nella fase di cernita manuale, rispetto alla produzione degli altri derivati. Agli stagionali vanno, inoltre, aggiunti i lavoratori fissi e quelli, difficilmente quantificabili, impegnati nell’indotto (officine meccaniche, imballaggi, distribuzione e logistica, case sementiere, vivai) che genera ricchezza e occupazione per il territorio, arrivando a raddoppiare il volume di affari del settore principale.
“Anche quest’anno, con l’apertura della campagna di trasformazione del pomodoro in Campania, ribadiamo con forza la necessità di un lavoro comune volto a contrastare il lavoro nero e il caporalato promuovendo, in particolare, il pieno rispetto della legge 199/2016. – dichiara Raffaele Tangredi Segretario Generale della Fai Cisl Campania – Alle massime istituzioni regionali chiediamo l’esclusione dai PSR delle aziende che operano nell’illegalità e di premiare, con percorsi facilitati, le imprese che, rispettando i contratti e il lavoro, fanno dell’”oro rosso” un prodotto di qualità, motivo di orgoglio per la nostra regione”
“Il comparto del pomodoro da industria in Campania è caratterizzato da un’elevata capacità di produrre ricchezza e generare occupazione e rimane una delle principali leve per lo sviluppo del territorio. – afferma Giuseppe Carotenuto Segretario Generale della Flai Cgil Campania – Uno sviluppo che dovrà necessariamente fondarsi sulla tutela dei diritti dei lavoratori, per cui sarà necessario porre in essere concreti strumenti di controllo che assicurino il rispetto delle leggi e dei contratti sia a livello aziendale che di filiera. Fondamentale, inoltre, sarà puntare su un’attenta attività di valorizzazione delle nostre produzioni tipiche: a tal fine sosteniamo in pieno il progetto della IGP del pomodoro pelato per l’elevato impatto occupazionale che caratterizza questo tipo di produzione.”
“Abbiamo l’obbligo di passare dal simbolismo di un appuntamento certamente significativo ad azioni concrete. – dichiara Emilio Saggese, Segretario Generale della UILA UIL Campania – Le nostre aziende devono porre al centro del loro agire il continuo miglioramento delle condizioni di lavoro: il fattore “umano” rappresenta, infatti, un elemento fondamentale per la crescita e la nostra, di tutti nessuno escluso, è anche una responsabilità sociale. Dobbiamo proporre ai consumatori i nostri prodotti non solo per il loro straordinario pregio ma anche per un altro importante valore aggiunto che noi definiamo etico. Più lavoro buono significa mettere al bando quelle imprese che, sfruttando la manodopera, si rendono responsabili, con ripercussioni gravi sul mercato, di una vera e propria concorrenza sleale che penalizza tutti.”
Commenta