“Siamo in un momento di attenzione – spiega Faimali -. La temperatura del mare è più calda dal solito da mesi. La riproduzione di molte specie è avvenuta con un mese, un mese e mezzo di anticipo. Le meduse sono arrivate prima, in primavera. Siamo al limite. Se il clima torna subito alla normalità, con piogge e mareggiate, non ci saranno conseguenze. Ma se persiste il caldo, avremo dei danni all’ecosistema, in primis a gorgonie, coralli e altri organismi filtratori, come le cozze.
I pesci si possono spostare verso acque più fresche, in profondità o in mare aperto, questi organismi no. Stiamo monitorando la situazione”. “La moria delle gorgonie sarebbe la prima conseguenza del caldo eccessivo in mare – continua il ricercatore -.
Il corallo non dovrebbe subire gli effetti disastrosi di sbiancamento che si sono verificati in Australia, a causa del riscaldamento globale. Però di certo andrebbe in sofferenza. La stessa sofferenza delle cozze e di altri organismi filtratori. E poi, con le alte temperature potrebbero prosperare le alghe tossiche, come la ostreopsis ovata”. Piante che provocano dermatiti, congiuntiviti e problemi respiratori nei bagnanti.
Per Faimali, i danni a flora e fauna marine dovuti all’estate rovente non sono necessariamente permanenti. “L’ecosistema poi recupera in autunno, ritrova il suo equilibrio – spiega -. Una singola stagione calda non cambia le cose”. Ci sono però cambiamenti più duraturi e rischiosi.
“Esiste una tropicalizzazione del Mediterraneo, di lungo periodo, dovuta al cambiamento climatico – dice lo studioso -. Specie animali e vegetali del sud del Mediterraneo sono ormai stanziali anche al nord. L’esempio più eclatante è il barracuda, che oramai è comune anche a Portofino.
Ma anche l’alga Caulerpa”. I pescatori delle Tremiti questa estate segnalano che l’acqua è più pulita, perché il Po in secca scarica meno sedimenti. Per il ricercatore però è solo un fenomeno passeggero: “Quando torneranno le piogge, la situazione tornerà come prima”.
Fonte ANSA (di Stefano Secondino)
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