Il signor Bollini da Poggio Rusco anziché compattare e coagulare tutte le componenti, alla vigilia del campionato, ha soffiato sul fuoco della polemica innescando una serie di reazioni a catena che non portano da nessuna parte.
Bollini parla di settore giovanile non all’altezza, promuove la difesa ed il centrocampo ma non nasconde perplessità sull’attacco dove dice una cosa che dicono e sanno tutti: Bocalon e Rossi sono delle scommesse. Già ma anche Coda era una scommessa dopo l’infortunio ma poi è stato recuperato e valorizzato.
Lo stesso accade con giocatori in altre piazze. Sta all’allenatore plasmare i giocatori e renderli adeguati al progetto altrimenti si scivola nelle chiacchiere da bar dello sport. Bollini smentisce la proprietà che aveva parlato di fare meglio rispetto alla passata stagione che tradotto significa play off.
Ieri Bollini ha confessato che Lotito e Mezzaroma hanno parlato di salvezza tranquilla e di ridimensionamento. Delle due l’una: o Lotito e Mezzaroma hanno mentito alla piazza e farebbero bene a chiedere scusa ad una città che merita di più oppure Bollini non ha ben compreso le intenzioni della società.
Ci sarebbe anche una terza strada che è quella per cui questa squadra – secondo Bollini – non è in grado di andare oltre una salvezza tranquilla. Impietosi verso Adamonis e Radunovic le considerazioni pro Gomis, stesso discorso quando si parla delle scommesse Bocalon e Rossi senza considerare che se Orlando manca all’appello è per quella sciagurata amichevole alle 10.30 del mattino su un campo non ottimale e con i muscoli ancora intorpiditi. Le scommesse? Si è vero, ce ne sono tante.
Anche Bollini è stata ed è tutt’ora una scommessa perchè fare il secondo all’Atalanta, allenare il Lecce con scarsi risultati o vincere nei tornei giovanili non è la stessa cosa che allenare in una piazza importante e di prestugio come Salerno. Evidentemente alla società piacciono le scommesse se si è puntato sul rinnovo di Bollini. Chiosa finale sulle valutazioni tecniche. Il mister racconta di un reparto arretrato affidabile e di un attacco all’insegna dell’incertezza.
I fatti dicono che nelle due gare ufficiali l’attacco ha fatto in pieno il suo dovere segnando a Carpi tre gol chi è venuto meno, a dirla tutta, è stato il reparto arretrato che, lotteria dei rigori a parte ha incassato tre gol in una sola partita vanificando quanto di buono fatto dalle scommesse in prima linea.
Ognuno vede il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto alla fine sono i risultati a fare grande un allenatore e non le parole. Facile vincere con le corazzate il difficile è farlo con gli illustri sconosciuti creando il gruppo e alimentando l’amore per la maglia non tensioni e fibrillazioni alla vigilia del campionato. Se poi il compito è difficile o troppo arduo esiste sempre l’istituto delle dimissioni ma quelle, soprattutto nel calcio, sono quasi una chimera.