Il vescovo è finito nelle carte dell’inchiesta denominata “Un’altra storia” insieme ad un sacerdote, sul terreno della cui parrocchia sarebbe dovuta sorgere quella casa famiglia caldeggiata pure dal boss Antonio Pignataro, da qualche giorno agli arresti in carcere insieme ad altre tre persone per estorsione, corruzione elettorale e scambio politico-mafioso.
E’ noto che secondo i magistrati della Procura di Salerno Pignataro utilizzava il nipote Ciro Eboli per fare da intermediario con l’ex consigliere comunale di Nocera Inferiore, Carlo Bianco, affinché si esercitassero pressioni sull’amministrazione nocerina e sulla diocesi locale perché si cambiasse la destinazione d’uso del terreno su cui doveva sorgere la casa famiglia- con tanto di variante annessa al Puc.
In cambio del suo interessamento il consigliere comunale Carlo Bianco avrebbe avuto dal clan di Pignataro i voti alle elezioni amministrative: ma Bianco non è stato comunque rieletto.
Perché il boss Pignataro tenesse tanto alla realizzazione della casa famiglia gli inquirenti stanno cercando di appurarlo, ma è un fatto che sia il parroco che il vescovo di Nocera abbiano scritto una missiva al Comune, indirizzata al sindaco Manlio Torquato, per esprimere un parere favorevole della Chiesa al progetto e- in qualche modo- per caldeggiarlo. Un passaggio confermato, qualche giorno fa, dallo stesso sindaco di Nocera raggiunto al telefono dalla nostra redazione.
Oggi risuonano, invece, le parole che avrebbe pronunciato il vescovo Giuseppe Giudice: «bisogna stare sempre attenti ai lupi rapaci che vogliono toglierci la grazia e alle fragilità che sono sempre sulla nostra strada». E poi ancora: «non dobbiamo mai fermarci alla maschera delle persone e delle situazioni». Una sorta di monito per tornare «alle origini delle nostre vocazioni», ribadisce Mons. Giudice.
Fonte LIRATV
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