Se da un lato il club di Lotito e Mezzaroma può vantare conti in ordine e buchi ripianati in bilancio dopo la perdita di un milione e 200mila euro colmata dalla cessione di Coda dall’altro le ambizioni sono state chiuse in un cassetto immolate sull’altare del budget. La ragionieristica gestione del club da parte di una proprietà sempre più distante e lontana sta producendo una emorragia di passione. Questione di feeling ma anche di corteggiamenti.
Lotito chiede di essere corteggiato dalla tifoseria per aprire i cordoni della borsa ma l’attuale proprietà ha mai corteggiato la tifoseria con iniziative promozionali in grado di avvicinare sempre più tifosi alla squadra? Ci sono calciatori nell’attuale organico di cui si ignara persino il volto per non parlare della voce. Nessuna presentazione delle maglie, nessuna iniziativa volta a coinvolgere la città e la tifoseria. Ad oggi la Salernitana sembra essere un avamposto militare in terra nemica con due fronti contrapposti: da un lato Lotito e Mezzaroma dall’altro parte della tifoseria che si aspettava molto di più da questa società.
A dirla tutta l’attuale dirigenza va sempre ringraziata per i sei anni di calcio a Salerno e per aver riportato la Salernitana dalla D alla B ma come tutte le cose anche il rapporto tra città e società cambia, si evolve, muta. All’alba del settimo anno in tanti aspettavano la svolta da questa società, svolta che non è arrivata. La compagine dirigenziale si è avvitata su se stessa, è rimasta imbottigliata nel vicolo cieco delle Noif e nelle ambizioni di Lotito che dopo aver recitato un ruolo di primo piano nella fase commissariale ora spera di entrare dalla finestra della B per sedersi al tavolo dei grandi. Ambizioni legittime e sacrosante quelle di Lotito, così come sono legittime e sacrosante le ambizioni della tifoseria granata che resteranno tali visto il piano di ridimensionamento e ci auguriamo non di dismissione della Salernitana