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Follia Corea del Nord: test atomico provoca due scosse del 6,3 e 4,6

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Un terremoto del 6.3 scuote la Corea del Nord e il timore che aleggiava come un incubo diventa realtà: Kim Jong-un ha lanciato un nuovo test atomico, il sesto, il primo da quando Trump è presidente degli Stati Uniti e addirittura dieci volte più potente dell’ultimo. La conferma arriva dal governo di Seul: il presidente Moon jae-in convoca il Consiglio di sicurezza e l’esercito sudcoreano alza il livello d’allerta predisponendo l’attivazione del “team di risposta” alla minaccia atomica.

Il premier Shinzo Abe dice che il Giappone “non può tollerare” un altro test nucleare di Kim e manda in volo i jet a “sniffare” le possibli radiazioni. Anche la Cina avrebbe fatto sorvolare i sui jet al confine nordcoreano: gesto finora mai visto, la prima risposta a Kim, proprio mentre il potentissimo terremoto fa tremmare anche il Nordest cinese. Il mondo è in allarme ma non basta. Un secondo terremoto del 4.6 si ripete nello stesso sito: due incredibili, terribili test? O una conseguenza non voluta del primo? C’è già chi intravede l’incubo nell’incubo: crollo del tunnel nel sito di Punggye-ri, rischio di fuga di radiazioni.

L’unica cosa finora certa è che il primo è sicuramente l’esperimento più grande di sempre, un botto superiore a quello degli ultimi due test atomici condotti lo scorso anno, e arriva probabilmente “come risposta alla grande prova di forza e coordinamento dimostrata da americani, coreani e giapponesi”, spiega alla Cnn l’ex attaché militare degli Usa, il superesperto Rick Francona. L’esercitazione a colpi di jet e lanci di bombe al confine era arrivata dopo l’ultimo sorvolo di un Hwasong-12 sulla testa dei poveri giapponesi ed era stata voluta proprio per mettere pressione a Kim.

Che invece va avanti per la sua strada. La potenza del terremoto lascia presagire quella della bomba a idrogeno. L’ultimo test, quello di ottobre 2016, era stato valutato potente almeno quanto due deflagrazioni di Hiroshima: e questo? La prima reazione degli americani è alzare la stima dello stesso terremoto: è del 6.3, dicono, mentre sudcoreani e cinesi in un primo momento avevano parlato di un tremore comunque potentissimo, da 5.3. La ragione di tanta violenza è presto spiegata: il Giovane Maresciallo avrebbe ripetuto un test all’idrogeno, già sperimentato l’anno scorso, anche se gli esperti internazionali a proposito si erano ancora una volta divisi.

È più che una sfida, è più che una minaccia: il test viene condotto in pieno giorno, anzi proprio a mezzogiorno, e a poche ore dall’annuncio dei media di stato dell’ispezione di Kim all’istituto per le armi nucleari. Le foto pubblicate dal Rodong Sinmun mostrano un nocciolone d’argento, quella che sembra appunto una mega Bomba H, la bomba all’idrogeno, capace di provocare un’esplosione termonucleare. I nordcoreani giurano che potrebbe valere “da dieci a centinaia di chilotoni” di potenza ed è pronta a essere “miniaturizzata” su un missile intercontinentale: come i due Hwasong-14 capaci di raggiungere gli Stati Uniti testati a luglio.

Quanto basta a far sobbalzare mezzo mondo: dall’America di Donald Trump, che poche ore prima si era intrattenuto al telefono con il premier giapponese Shinzo Abe, a quella metà che si chiama Brics e che proprio in queste ore si raccoglie alla corte dell’imperatore Xi Jinping, qui a Xiamen: da Vladimir Putin, che ha appena avvertito dei rischi di un “conflitto devastante”, fino a Narendra Modi, tutti i cinque leader dei Bric (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) venuti a discutere di globalizzazione – proprio mentre Stranamore lancia la guerra nucleare?

Non è la prima volta che Kim Jong-un salta su un megaevento internazionale per farci una sorpresa: anzi. Il più scomodo vicino di Pechino ha già rovinato l’altra festa della globalizzazione con caratteristiche cinesi, il primo forum sulla nuova via della seta, lo scorso maggio nella capitale, togliendo la scena con un puntualissimo lancio all’arrivo di una trentina tra capi di stato e di governo. La data, anzi le date sono propizie: il 9 settembre, quindi ad horas, ricorre la fondazione della Repubblica popolare voluta da Kim Il-sung, il Kim primigenio della dinastia ormai alla terza generazione, e Pyongyang quando ha potuto l’ha festeggiata a modo suo. Dunque tutto secondo programma?

L’anno scorso due esperimenti nucleari puntarono già a questa nefasta direzione: il primo testando appunto l’H-bomb, la bomba all’idrogeno, il secondo dando vita – quindi morte – alla detonazione che gli esperti avevano definito la più forte di sempre, almeno due Hiroshima, con tanto di terremotone nelle caverne dei monti di lassù. Ora, la detonazione più forte di sempre. E adesso? Dice all’Ap l’esperto Adam Mount del Center for American Progress: “Vogliono farci capire che potrebbero lanciare un attacco termonucleare se vengono attaccati adesso”. Se attaccati: perché in fondo Kim teme che Donald Trump possa fare “fuoco e fiamme” per primo, con un attacco preventivo.

È quello che ritiene anche il presidente del Council of Foreign Relations: “Testate nucleare, avanzamenti nei missili: vuol dire che gli Usa si stanno avvicinando velocemente a una scelta tra rispondere alle minacce attraverso la deterrenza o un attacco preventivo”. Vuol dire che da questo momento in poi tutto, ma proprio tutto, è tragicamente possibile.

Pyongyang: “Abbiamo la Bomba H”. E sale la tensione internazionale

L’annuncio dell’agenzia Kcna è una nuova sfida per la comunità internazionale e per gli Stati Uniti di Donald Trump. La nuova provocazione arriva pochi giorni dopo l’ennesimo lancio balistico di Pyongyang, con un missile che ha sorvolato il Giappone. La Kcna accompagna l’annuncio con foto del leader nord coreano Kim Jong-un che ispeziona un impianto nucleare e la nuova bomba a idrogeno.

Le parole di Pyongyang rischiano di aumentare la tensione già alta. Gli Usa sono al lavoro per accertare la veridicità delle affermazioni, dopo che la Corea del Nord ha definito il lancio che ha sorvolato il Giappone il “preludio” di quello che succederà a Guam. Gli accertamenti presentano molte difficoltà e gli Stati Uniti si affidano soprattutto ai satelliti spia. Trump è stato raggiunto dall’annuncio della Kcna in Louisiana, dove è volato per accertare i danni causati dall’uragano Harvey.

Secondo indiscrezioni, il presidente americano starebbe valutando una mossa controversa, ovvero l’uscita degli Stati Uniti dall’accordo di libero scambio con la Corea del Sud. Un’ipotesi sulla quale Trump incontra le resistenze di parte della sua amministrazione, convinta che un addio dall’intesa commerciale rischi di isolare Seul in un momento in cui la minaccia nord coreana aumenta.

E nella notte, il presidente americano ha avuto un colloquio con il primo ministro giapponese Shinzo Abe. Lo afferma la Casa Bianca, che spiega: bisogna massimizzare la pressione sulla Corea del Nord, sottolineando che i due leader hanno ribadito l’importanza di una stretta collaborazione fra Usa, Corea del Sud e Giappone di fronte alla ”crescente minaccia della Corea del Nord”. Il presidente americano ha messo in evidenza che il coordinamento fra i tre paesi sara’ oggetto di incontri a margine dell’Assemblea dell’Onu.

Intanto però il Pentagono sta valutando interventi diretti, pur non ritenendo ancora necessaria un’azione militare contro Pyongyang. Secondo i media americani, Gli Stati Uniti stanno valutando il dispiegamento di jet invisibili ai radar, i velivoli stealth, in Corea del Sud.

L’intelligence americana ritiene che il dittatore Kim Jong-un abbia ormai un arsenale di 60 testate atomiche. Bombe, però, finora troppo grandi e pesanti per essere installate su un missile e protette da un cosiddetto “veicolo di rientro”, un sistema che al termine della traiettoria balistica (ad un apogeo di 1.200 km) del razzo riesca a far arrivare integro l’ordigno sull’obiettivo, superando gli stress di calore e turbolenze legate al rientro nell’atmosfera terrestre.

Se la notizia diffusa da Piongyang troverà conferma, si tratterà di un trionfo per la Corea del Nord che in soli 11 anni, dal primo esperimento del 9 ottobre 2006, è riuscita a produrre un missile balistico intercontinentale (Icbm) con oltre 10.000 km di gittata in grado di trasportare una testata atomica e che ora disporrebbe anche di ordigni all’idrogeno.

Così facendo la Corea del Nord entrerebbe nel club delle potenze nucleari di cui fanno parte Russia (7.000 testate), Usa (6.800), Francia (300), Cina (260), Gran Bretagna (215), Pakistan (140), India, (130), e Israele (80).

Un anno e mezzo fa, il 6 gennaio del 2016 la Corea del Nord aveva fatto esplodere il suo primo ordigno nucleare di alta potenza. All’epoca Pyongyang aveva rivelato “di aver fatto esplodere con successo il nostro primo ordigno termonucleare all’idrogeno”.

Quello effettuato il 6 gennaio 2016,  alle 10 ora locale (le 2.30 del mattino in Italia) a Punggye-ri, nell’est del Paese, era il quarto esperimento nucleare negli ultimi cinque anni che si era concluso con un successo, nonostante il fatto che il Paese fosse sotto embargo e isolata dalle risoluzioni dell’Onu proprio a causa del perdurare della sua politica di espansione nucleare. Che fosse un ordigno termonucleare all’idrogeno, però, non è stato mai completamente accertato. Successivamente il regime nordcoreano ha effettuato un altro test nucleare. E ora sembra imminente il sesto, probabilmente con l’uso proprio di una bomba H.

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