Site icon Salernonotizie.it

Kim Jong-Un: con quella faccia un po’ così (di Cosimo Risi)

Stampa
Nessuno come Paolo Conte coglie uno stato d’animo in un verso. “Con quella faccia un po’ così” Conte si riferisce ai piemontesi d’Asti come lui che si recano a Genova a scoprire il mare. Con la stessa faccia Kim Jon-Un scopre il giocattolo nucleare che sperimenta in cielo e sotto terra provocando – almeno così pare – un terremoto che mette in allarme i vicini della Corea del Sud.

Il presidente nordcoreano ha pure un nome che sembra preso da  Alan Ford di Max Bunker. Fumettistici erano i nomi dei suoi avi, e predecessori nel potere a Pyongyang, per cui non si sa se pregare o simpatizzare per quella popolazione in balia di personaggi improbabili nelle sembianze quanto imprevedibili nelle mosse.

L’avversario dichiarato del giovane presidente nordcoreano è l’anziano presidente americano, anch’egli campione di stile. Qualcuno consiglia ai due di cambiare almeno il coiffeur o, come usa oggi, il look maker.

Dovrebbero cambiare anche il sarto. Le giubbe conventuali del nordcoreano gli stringono sulle forme generose, le cravatte pendule dell’americano accrescono per converso il fascino della cravatta artigianale napoletana. Invitiamoli ambedue a Napoli a fumare il calumet della pace, alla maniera di Tex Willer – Aquila della Notte.

Ci sta poco da scherzare anche se la personalità del nordcoreano incoraggia lo sberleffo. Il richiamo al Dottore Stranamore di Stanley Kubrick viene spontaneo. Nel film il generalone pazzo e assai patriottico scatena la guerra nucleare tanto per vedere cosa succede.

Nel mondo contemporaneo il giovane nordcoreano ed i suoi generali sperimentano testate nucleari e missili a lunga gittata per minacciare la base americana di Guam, ovviamente Corea del Sud e Giappone, fino alla costa occidentale degli Stati Uniti. I test dovrebbero indurre gli americani ad una duplice considerazione: la Nord Corea è un paese così importante da entrare nel club delle potenze nucleari; va trattata come interlocutore rispettabile nelle relazioni internazionali.

Un modo, insomma, per fare ascoltare la propria voce a Washington e New York (ONU). Le manovre diplomatiche del Presidente americano non aiutano a comprendere granché della risposta americana.

Dichiarare che tutte le opzioni sono sul tappeto è il modo di alludere alla risposta militare che sarà ovviamente distruttiva. Solo che la risposta militare, a meno di non scattare in anticipo e di essere totalizzante, sconta un prezzo a carico degli alleati. Ed infatti Giappone e Corea del Sud stanno col fiato sospeso, i loro cieli e le loro città rischiano di divenire teatro di confronto fra potenze aliene.

Ci sta il modo per frenare la corsa alla deflagrazione? La chiave sta a Pechino il cui presidente  è accreditato di  capacità di persuasione. Tutti gli rivolgono premure affinché faccia qualcosa. La Cina  sta giocando la partita sui tavoli di Washington e Pyongyang e pure di Mosca.

Agli americani manda a dire che il protezionismo commerciale danneggia gli affari cinesi. Ai nordcoreani manda a dire che lo scontro con l’America è inane, la vittoria del Vietnam risale ad altra epoca ed è irripetibile. A Mosca infine fa notare che la Cina è protagonista nell’emisfero asiatico.

L’Europa assiste al conflitto, ora solo verbale, aggiungendo dichiarazioni preoccupate. Mostra il sollievo di chi  sostanzialmente assiste alla contesa senza esserne parte  attiva. Almeno prevedibilmente, anche se nulla è prevedibile in questo sinistro fumetto.

Exit mobile version