Il virus della malaria contratto dai due gemellini di Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta, originari della Nigeria, ha creato allarme fino a che non sono stati dichiarati guariti, anche se restano ancora in osservazione.
“Stanno ragionevolmente bene”, sostiene il professor Alfredo Guarino, che misura molto le parole nel chiarire quale sia lo stato di salute di due bambini africani. Del resto la diagnosi è di quelle che spaventano sull’onda emotiva della tragedia inaccettabile della bimba di Trento, intorno alla quale è tutto da chiarire ancora.
Malaria, il medico: «Bisogna ammattere che esiste un problema»
Leggiamo sul Corriere del Mezzogiorno: “Guarino spiega che i bambini, uno di 7 e l’altro di 9 anni, «la malaria l’hanno contratta in un viaggio all’estero», nel loro paese natale. Il ricovero risale in realtà a qualche giorno fa, ma la notizia è trapelata solo qualche giorno dopo. Il dottor Guarino – leggiamo – che di casi di piccoli pazienti colpiti da malattie infettive ne ha visti a migliaia , spiega che con queste malattie «bisogna ormai farci i conti. Con il flusso costante di persone che vengono da aree a rischio – aggiunge interpellato dal Corriere del Mezzogiorno – non si può pensare che il problema non ci riguardi».
Non sembra ci siano dubbi sugli effetti medico-sanitari che i flussi migratori possono recare con sé, se non si prenderanno adeguate precauzioni in futuro. Infatti sono allarmanti le parole che il sanitario aggiunge in questa illuminante intervista al quotidiano: «Ho visto più casi di tubercolosi negli ultimi due anni nel mio reparto di quanti ne abbia registrati nei trent’anni precedenti». Anche il primario che sta curando i due fratellini africani, richiama dunque, a una maggiore onestà intellettuale: «Cominciare – dice – ad ammettere che esiste un problema.
In Francia tutti si vaccinano contro la tubercolosi, ma in Italia una soluzione del genere non la si prende neanche in considerazione. Seguire clinicamente i pazienti colpiti da queste malattie infettive è molto difficile, perché spesso si tratta di bambini che vivono in campi Rom, si tratta di migranti o comunque di famiglie che non hanno una dimora stabile. Quindi è difficile portare a termine una terapia e seguire i pazienti nel tempo».
Malaria, l’allarme inascoltato
Sul dilagare di malattie come la tubercolosi, ma anche sui casi di malaria, c’era chi aveva lanciato l’allarme, inascoltata. Si tratta di Maria Triassi – direttore del dipartimento di Salute Pubblica della Federico II – che non ha mai avuto dubbi, leggiamo sempre sul Corriere. «In tempi non sospetti la Triassi aveva lanciato infatti un allarme, spiegando che la globalizzazione, la riduzione delle distante e la fuga da paesi in guerra avrebbero creato un ritorno di malattie ormai dimenticate. Il tempo le sta dando ragione. Purtoppo. Prima ci abitueremo a ragionare in questi termini, meglio sarà per tutti noi. Buonisti permettendo.
Fonte IlSecolo XIX